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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2012 alle ore 21:20.
L'ultima modifica è del 21 marzo 2012 alle ore 11:05.

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Prima arriva la notizia che il dipartimento della Funzione pubblica apre all'estensione delle nuove regole sui licenziamenti al pubblico impiego, con conseguente levata di scudi di Cgil e Uil. Poi arriva una nota del dipartimento, che chiarisce: occorre attendere la definizione della riforma, poi si valuterà se è necessario adottare nuove regole per la Pa. E in serata fonti del ministero del Lavoro controbattono che le modifiche all'articolo 18 «non riguarderanno gli statali».

Del resto, non a caso, si fa notare dal dicastero di via Flavia, «il ministro della Pa Patroni Griffi non era presente al tavolo». Il tutto avviene nel giro di poche ore. Con l'intervento, a metà giornata, del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che lancia un messaggio alla Cgil: nella riforma, sottolinea, non c'è solo l'articolo 18. E Domani pomeriggio Governo e parti sociali si incontreranno nella sede del ministero: sarà il vertice finale, in cui si metterà a punto il testo da inviare all'esame del Parlamento.

Nuovo articolo 18 anche per gli statali?
Nel pomeriggio le agenzie battono la notizia. Parlano di «una valutazione del dipartimento della Funzione pubblica». Che ricorda: le nuove norme sui licenziamenti senza giusta causa e senza giustificato motivo saranno applicate anche ai lavoratori pubblici poichè anche a loro si applica lo Statuto dei lavoratori. Se consideriamo che, in base alla rilevazione effettuata dal Tesoro (aggiornata al 2010), sono circa tre milioni e 200mila i lavoratori a tempo indeterminato nel pubblico impiego (sono tre milioni e mezzo per l'Istat), è possibile definire la platea su cui saranno applicate le nuove regole. Intervengono Cigl e Uil: l'articolo 18 non può coinvolgere gli statali.

Nel tardo pomeriggio arriva la nota di precisazione della Funzione pubblica, che attenua la portata della prima indicazione: «solo all'esito della definizione del testo che riguarda la riforma del mercato del lavoro - si legge - si potranno prendere in considerazione gli effetti che essa potrebbe avere sul settore pubblico. Nel qual caso è possibile che si valuterà se ricorra l'esigenza di norme che tengano conto delle peculiarità del lavoro pubblico».

Il Capo dello Stato: non c'è solo l'articolo 18
Osservare il quadro delle modifiche alla disciplina su contratti e ammortizzatori sociali nella sua interezza. La riforma del mercato del lavoro «non può essere identificata con la sola modifica dell'articolo 18: per poter dare un giudizio bisogna vedere il quadro di insieme». Lo sottolinea il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano parlando con i giornalisti a Vernazza. Il Capo dello Stato lancia così un messaggio alla Cgil, che proclama otto ore di sciopero generale, con un pacchetto complessivo di 16 ore. La data sarà definita sulla base del calendario della discussione in Parlamento.

Ipotesi spacchettamento in ddl e legge delega
«Il Governo Napolitano ha anche fatto cenno alla modalità con cui l'Esecutivo potrà andare avanti. «Dopo che il governo avrà dato la forma legislativa ai provvedimenti conseguenti la parola passerà al Parlamento», ha detto il presidente. Parole scelte non certo a caso. In particolare la scelta del plurale per «provvedimenti» sembra confermare una delle ipotesi circolate: il ricorso cioè ad uno 'spacchettamento' della riforma in più strumenti. Quali? Anche in questo caso il Quirinale ha delle idee: avrebbe fatto sapere al governo infatti che sarebbe preferibile un veicolo normativo in grado di assicurare quel confronto parlamentare che lo stesso premier ha fatto capire di voler avere con le forze politiche. E questo sembrerebbe escludere il ricorso ad un decreto legge. O almeno per l'intera riforma. Si sta dunque valutando l'ipotesi di più veicoli: un ddl e una legge delega.

I margini di manovra per il Parlamento
La seconda lascerebbe maggiori margini di manovra al Parlamento e potrebbe contenere le questioni più spinose, come l'articolo 18. Mentre il ddl, magari chiedendo ai presidenti delle Camere una procedura d'urgenza, potrebbe contenere le parti meno spinose. Perchè, come ripete Monti, il fattore tempo è importante e sarebbe meglio chiudere in fretta la partita. La scelta sarà fatta, assicurano a palazzo Chigi, di comune accordo con il Colle. Un incontro, pur se da confermare, sarebbe stato fissato domani, dopo l'incontro conclusivo con le parti sociali.

La Uil: verifica dei sindacati su cause per licenziamenti economici
Una cauta apertura alla proposta del Governo arriva dalla Uil. Il via libera da parte del sindacato è condizionato all'introduzione di modifiche. «Se non ci saranno chiederemo al Parlamento, ai partiti e alle forze politiche di farle». Il segretario generale Luigi Angeletti chiede che venga prevista una verifica dei sindacati sulle motivazioni dei licenziamenti economici.

Semaforo verde della Ue
Semaforo verde della Ue: secondo il commissario all'Occupazione Lazlo Andor, le soluzioni proposte vanno sostenute, in quanto hanno l'obiettivo di creare un mercato più dinamico.

Casini (Udc): sì a modifiche, ma non svilire le misure
Sul fronte politico, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini avverte: la riforma può essere modificata in Parlamento, ma non la si può svilire o annacquare in alcun modo. Il segretario del Pdl Angelino Alfano avverte: «noi difenderemo questa riforma». Il leader del Pd Pier Luigi Bersani commenta: «Non so come faremo con una roba così...».

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