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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2012 alle ore 15:52.

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Monsignor Giancarlo Bregantini, capo-commissione Cei per il Lavoro (Ansa)Monsignor Giancarlo Bregantini, capo-commissione Cei per il Lavoro (Ansa)

«La modalità con cui è ipotizzato il licenziamento economico potrebbe rivelarsi infausta». Così monsignor Giancarlo Bregantini, capo-commissione Cei per il Lavoro, sulla riforma Fornero in discussione. «Nemmeno il giudice può intervenire», osserva a Famiglia Cristiana, e così «è facilissimo che si arrivi in tutto il Paese» a «un clima di paura generalizzata». Tra le altre osservazioni dell'esponente dei vescovi italiani il fatto che ci volesse «un po' più di tempo per mettere in atto una riforma così importante». E ancora: «Si poteva dire: la questione è posta, ora dialoghiamo, nelle fabbriche, negli uffici, in Parlamento, nella società civile, ovunque perchè il lavoro è il tema cruciale del nostro Paese».

«Il lavoratore ha aggiunto Bregantini - non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio» In politica - ha detto monsignor Bregantini a Famiglia Cristiana - l'aspetto tecnico sta diventando prevalente sull'aspetto etico». Bisogna chiedersi, davanti alla questione dei licenziamenti, «chiamati elegantemente, con un eufemismo, 'lessibilità in uscita, se il lavoratore è persona o merce».

«È la grande istanza dell'enciclica sociale Rerum Novarum - ha proseguito -. La questione di fondo. Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio, perchè resta invenduto in magazzino. Leone XIII lo scrisse nella pietra miliare del cattolicesimo sociale, emanata nel 1891, più di un secolo fa».

«È un po' come nella questione della domenica derubricata a giorno lavorativo - ha aggiunto il presidente della Commissione Cei -. In politica ormai l'aspetto tecnico sta diventando prevalente sull'aspetto etico». Secondo monsignor Bregantini, inoltre, «se con Berlusconi la questione centrale era legata al profitto, oggi c'è l'aspetto tecnico che domina ogni questione politica. Ma alla fine tra profitto e aspetto tecnico si crea una sintonia eccessiva. L'aspetto etico nella politica è necessario. E invece non è più tenuto in considerazione».

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