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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2012 alle ore 17:33.

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Lavitola rientrato a Fiumicino: «Non ne potevo più della latitanza». La Polizia lo arresta. Prossima tappa il carcere di Poggioreale. Nella foto Valter Lavitola all'arrivo a Fiumicino. (Ansa)Lavitola rientrato a Fiumicino: «Non ne potevo più della latitanza». La Polizia lo arresta. Prossima tappa il carcere di Poggioreale. Nella foto Valter Lavitola all'arrivo a Fiumicino. (Ansa)

Valter Lavitola, l'ex direttore dell'Avanti latitante in Sudamerica dal 14 ottobre 2011, è rientrato stamattina in Italia e subito gli sono piovute addosso nuove accuse: associazione per delinquere legata ai fondi per l'editoria - accusa contestata anche al senatore Sergio De Gregorio, per cui sono stati chiesti al Senato gli arresti domiciliari - e corruzione internazionale, con riferimento a mazzette che sarebbero state incassate dal presidente di Panama, Ricardo Martinelli.

Lavitola - piumino blu smanicato, maglioncino bianco, jeans, scarpe da ginnastica, zainetto beige in spalla e un piccolo trolley - è stato prelevato a Fiumicino dalla Polizia e poi trasferito nel carcere di Poggioreale, a Napoli.

La sorella: «Voleva 5 milioni da Berlusconi»
"Mio fratello Valter circa 20-30 giorni fa mi ha telefonato e mi ha detto di recuperare un contratto di pubblicità stipulato da l'Avanti con Berlusconi fra il 1998 e il 2002/2003. Io gli dissi cosa significava Berlusconi e lui mi disse che il contratto era intestato a qualche raggruppamento politico o a qualche società controllata da Berlusconi e che in quel momento non ricordava. Ricordava però che l'importo del contratto era di 800mila euro o un miliardo e mezzo a favore de l'Avanti per prestazioni pubblicitarie. Mi disse che dovevo prendere quel contratto e portarlo a Berlusconi. Gli chiesi perché dovevo fare ciò e lui mi disse testualmente "Sono cazzi miei". Gli chiesi come avrei potuto avvicinare Berlusconi e lui mi rispose che sarei potuta andare a Palazzo Grazioli e lasciare al portiere in busta chiusa il predetto contratto dicendo al portiere che il presidente attendeva questa lettera". Maria Lavitola, sorella di Valter, lo racconta ai pm napoletani il 17 febbraio 2012.

La donna racconta di non aver eseguito l'incarico che le aveva dato il fratello, inventandosi una scusa e di aver - nel novembre 2011 - incontrato un'amica di Lavitola che le disse di essere tornata in Italia per svolgere alcuni incarichi per conto di Valter. Si parla anche di una somma di 5 milioni di euro: "Chiesi a che titolo Berlusconi dovesse dare questi soldi a mio fratello - sostiene la donna davanti ai pm - e mi rispose che era una tattica nel senso che se gli dava questi 5 milioni andava tutto bene altrimenti Valter una volta tornato in Italia avrebbe avuto tutte le giustificazioni anche "morali" per dire quello che sapeva su Berlusconi". La sorella di Lavitola racconta di aver sconsigliato quella mossa e di aver saputo poi che il suo consiglio era stata ascoltato.

Doppio filone di indagine
Il nuovo doppio filone di indagine coinvolge complessivamente 19 persone. Dieci gli arresti: 6 in carcere e quattro ai domiciliari. Tra le accuse c'è la corruzione internazionale per presunte tangenti al presidente, al ministro della giustizia e ad altri esponenti del governo di Panama, per un appalto da 176 milioni di euro per la realizzazione di carceri.

Il valore dei beni promessi è stimato in circa 28 milioni di euro (compreso un elicottero da 8 milioni) mentre le somme effettivamente corrisposte sono di 530 mila euro e 140 mila dollari, consegnati in una valigetta.

Secondo le fonti di prova acquisite dai pm di Napoli, Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli, «emerge chiaramente, a livello di gravità indiziaria, il coinvolgimento, oltre del Lavitola nel ruolo di intermediario, del Presidente di Panama Martinelli e di uomini del suo governo nel mercimonio».

Associazione per delinquere legata ai finanziamenti all'editoria
Secondo l'accusa, Valter Lavitola «quale dominus e coamministratore di fatto della International Press», Sergio De Gregorio «quale socio effettivo dal 1997 e coamministratore occulto» della stessa società ed altri dieci indagati hanno fatto risultare che la International Press, editrice dell'Avanti, possedesse i requisiti di legge per ottenere i contributi previsti dalla legge per l'editoria: in tutto 23 milioni e 200mila euro ricevuti dal 1997 al 2009.

In particolare, il gruppo, servendosi di fatture e altri documenti falsi, faceva risultare che il giornale avesse un'adeguata diffusione attraverso le vendite in blocco e lo strillonaggio.


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