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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2012 alle ore 20:28.
L'ultima modifica è del 20 aprile 2012 alle ore 16:28.

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Inviti alla cautela, precisazioni e rilanci nel day after la presentazione del documento politico firmato da Beppe Pisanu e Lamberto Dini insieme ad altri 27 senatori "frondisti" per aprire il confronto nel Pdl su riforme e prospettive del centrodestra.

Quello che a molti è sembrato l'inizio di una diaspora è liquidato come "dibattito interno" da vari big dello schieramento berlusconiano, come il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri - «il senso dell'iniziativa é quello di unire. Non ci sono fronde, né frazionismi, ne correnti» - o l'ex ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli («ogni comportamento che genera frazionamento tra i moderati favorisce sempre Bersani e la sinistra»).

Sul fronte Pdl, la proposta Dini-Pisanu – che potrebbe sfociare in un gruppo separato a Palazzo Madama - porta ad un rilancio della proposta politica berlusconiana su basi nuove ma ancora indefinite. Al momento, un semplice annuncio, quello del segretario Pdl, probabilmente per rubare la scena alle proposte alternative. Angelino Alfano, infatti, dà appuntamento a dopo le prossime elezioni amministrative, per «la più grossa novità della politica italiana, che ne cambierà il corso nei prossimi anni». L'iniziativa, cui Alfano lavora insieme all'ex premier Silvio Berlusconi, «sarà accompagnata dalla più innovativa campagna elettorale che la politica italiana abbia mai conosciuto dalla discesa in campo dal 1994».

Riflettori puntati poi sulle scelte del Terzo Polo, ed in particolare l'Udc, che con particolare tempismo si propone di promuovere (e guidare) un nuovo "rassemblement" di moderati: il cosiddetto "Partito della nazione", di cui ha parlato Pier Ferdinando Casini e che potrebbe comprendere anche alcuni tecnici del Governo Monti. «Ho azzerato i vertici del partito - spiega Lorenzo Cesa, segretario Udc in una pausa dell'assemblea costituente del partito - perché occorre dare l'esempio e fare un gesto di generosità». «Ora si riparte per un nuovo contenitore che metta insieme le forze moderate, tutte le persone di buon senso, e quanti nel mondo dell'associazionismo vogliono affrontare con noi questioni concrete».

In questo quadro, l'Udc annuncia quindi per i giorni successivi alle amministrative del 6 maggio, la convocazione della Direzione nazionale per fissare il congresso che porterà al definitivo scioglimento del partito.

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