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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2012 alle ore 13:19.

«La correzione c'è già ed è sufficiente». Da escludere quindi ogni ipotesi di manovra correttiva: «Non abbiamo in programma patrimoniali o altri interventi di tipo fiscale». Quanto alla strategia della spending review «i passi saranno resi noti a breve», la cui «tempistica precisa» avrà la regia del presidente del Consiglio. Rassicurazioni e conferme nelle parole usate dal viceministro all'Economia, Vittorio Grilli, per rispondere alle domande dei deputati nel corso di una audizione alla Camera sul Documento di economia e finanza approvato dal Consiglio dei ministri il 18 aprile scorso.
Dal Fmi nessuna richiesta aggiuntiva
A sostegno, Grilli chiama in causa anche le analisi del Fondo monetario internazionale, che promuovono le ultime scelte di politica economica dell'Italia sui conti pubblici e non sollecitano altre manovre correttive: «L'analisi del Fmi condivide che i nostri risultati strutturali sono quelli necessari. Neanche da loro si chiede nulla di più di quanto abbiamo fatto».
Spesa pubblica, consenso politico sui tagli
Nel suo intervento, Grilli riconosce che in Italia esiste una «grande disparità sui patrimoni immobiliari», sottolineando, con riferimento all'Imu che grava soprattutto sulle seconde case, «ci sia già stato un forte intervento del Governo proprio su patrimonio immobiliare». Per raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica descritti dal Def 2012, riconosce Grilli, occorre «una analisi e una condivisione politica con il Parlamento di quali sono le aree di spesa pubblica su cui si possano fare tagli importanti», in modo da poter poi promuovere investimenti infrastrutturali o tagli fiscali. In altre parole, il meccanismo della spending review (su cui sta lavorando in questi giorni il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda), permetterà di «trovare dove fare questi risparmi nella spesa pubblica. Il Governo farà le sue proposte ma c'é bisogno di una grande condivisione della politica su dove applicare questi alleggerimenti».
Nessuna illusione sull'effetto dei tagli
Nelle parole del viceministro, anche l'invito a non farsi illusioni sull'impatto nel breve periodo degli effetti che possono seguire ad un taglio significativo alla spesa pubblica, il cui impatto «non facilita la crescita perché stiamo tagliando domanda aggregata. Quindi è importante che nel medio periodo i tagli siano accompagnati da una ricomposizione del carico fiscale e da un taglio su settori meno importanti rispetto ad altri dove investire: infrastrutture, riduzione del carico fiscale a imprese e famiglie».
Imprese, oggi piccole dimensioni un handicap
Nel corso dell'audizione, Grilli parla anche della politica industriale, per la quale ritiene fondamentale «una trasformazione del nostro sistema per quanto riguarda la dimensione. Una grande debolezza é la piccola dimensione delle nostre imprese, aggravata dalla poca patrimonializzazione». Negli ultimi anni, spiega, «il finanziamento delle imprese si é basato più sull'indebitamento bancario che sulla ricerca di capitali dal mercato privato e dall'imprenditoria», mentre le piccole dimensioni delle imprese rappresentano «un freno» e «un handicap forte».
Cnel: tagliare anche la spesa periferica
Su Def e prospettive di crescita italiana la Camera ha sentito anche il Consiglio nazionale per l'Economia e il lavoro (Cnel), che nel suo intervento pone l'accento sulle spese periferiche dello Stato, che al momento non sembrano rientrare tra gli obbiettivi di contenimento della spesa pubblica. «Mentre sulla spesa per i consumi intermedi delle amministrazioni centrali c'é una flessione significativa, in linea con quelli che sono obiettivi del Def, la stessa cosa non é prevista per le amministrazioni periferiche, Regioni ed altri enti territoriali», rileva in particolare il consigliere del Cnel, Costanzo Jannotti Pecci, da cui arriva anche l'invito a promuovere la diminuzione della pressione fiscale.
Diminuire la pressione fiscale
«Il gettito recuperato dall'evasione, sia con le misure di contrasto sia con l'aumento della compliance, quantificato e destinato interamente alla riduzione del prelievo fiscale – spiega Jannotti Pecci nel corso dell'audizione - consentirebbe la diminuzione delle aliquote», ma avrebbe anche «l'effetto di favorire l'adempimento spontaneo degli obblighi fiscali e di rendere il paese attrattivo per gli investimenti, accrescendone la competitività».
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