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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2012 alle ore 07:59.

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di Dino Pesole
ROMA - Da un lato il perdurare, perfino l'aggravarsi della crisi e la persistente volatilità dei mercati, evidente reazione alla carenza di iniziative politiche in Europa. Dall'altro, le novità che si annunciano nel panorama politico, dopo la vittoria al primo turno delle presidenziali francesi del socialista François Hollande, il terremoto politico in Olanda, l'affermarsi un po' ovunque in Europa di movimenti estremisti e xenofobi e le imminenti scadenze elettorali in Germania, test di un certo peso alla luce delle tensioni che attraversano la coalizione di governo. Tutti elementi che potrebbero riaprire i giochi nelle cancellerie europee, aprendo una breccia in direzione delle fondamentali politiche per la crescita, di cui da ultimi si sono fatti portavoce ben dodici Stati, tra cui la Gran Bretagna e l'Italia nella lettera inviata ai vertici dell'Unione lo scorso 20 febbraio.

L'apertura è giunta ieri dal cancelliere tedesco Angela Markel, e non è privo di significato che a muoversi sia proprio il Paese che ha imposto, come strategia anticrisi, l'esclusiva arma della ferrea disciplina di bilancio. Il problema è che il rigore, senza la crescita, rischia di far naufragare lo stesso, incerto processo di integrazione in Europa. Chiaro l'intento di evitare anche una sorta di pericoloso isolamento, ora che l'asse degli equilibri politici dell'eurozona mostra di virare in tutt'altra direzione. Ed ecco i segnali.

Ad aprire la breccia è il portavoce del Governo tedesco Steffen Seibert, che dà conto di contatti intervenuti in settimana tra lo staff di Angela Merkel e quello di Mario Monti, con l'obiettivo di promuovere iniziative concrete per la crescita in occasione del prossimo Consiglio europeo di fine giugno. Due mesi dunque per mettere a punto una strategia per dare una scossa all'economia europea. Lasso di tempo nel corso del quale vi saranno anche diversi altri appuntamenti europei, tra cui le riunioni dell'Eurogruppo/Ecofin del 14 e 15 maggio, e poi del 21 e 22 giugno, proprio a ridosso del Consiglio europeo. Lo stesso Seibert chiarisce che quella immaginata da Berlino è una crescita «sostenibile che si ottenga attraverso la riforma del mercato del lavoro e che renda possibile il recupero della competitività».

Crescita, ma anche riduzione del deficit, ribadisce Angela Merkel: «Abbiamo bisogno di crescita sotto forma di iniziative sostenibili, non con programmi di stimolo che aumentano il debito». Dunque, riforme strutturali nel solco tracciato anche ieri dal presidente della Bce, Mario Draghi. Iniziative cui dovrà accompagnarsi un intervento a breve «contro il mercato dei derivati nelle materie prime, che deve essere regolato in modo tale che non favorisca la volatilità dei prezzi, ma la contenga».
Apprezzamenti giungono da Berlino all'indirizzo di Draghi ma anche di Giorgio Napolitano, che da settimane sottolinea con cadenza pressoché giornaliera come rigore e crescita debbano marciare di pari passo, e che l'iniziativa non possa che essere assunta in sede europea. «Napolitano - osserva il portavoce della signora Merkel - ha perfettamente ragione quando parla di crescita. Germania, Francia e Italia hanno tutte lo stesso obiettivo».

Un cambio di passo e di toni, rispetto all'enfasi pressoché esclusiva sul rigore che ha ispirato la linea di Berlino negli ultimi mesi? Si vedrà nelle prossime settimane se si tratta solo di annunci, utili magari a rompere l'isolamento, oppure se effettivamente qualcosa si sta muovendo. Certo la stessa Angela Merkel, di fronte alla prospettiva che si sfaldi l'asse con Parigi, non può non tener conto di quanto lo stesso Hollande ha ribadito ieri: se conquisterà l'Eliseo, andrà subito a Berlino «ad illustrare la sua idea di un'altra Europa». L'obiettivo è «riorientare l'Europa verso la crescita». Toni ovviamente da campagna elettorale, annunci come quello di rinegoziare il «Fiscal compact» che andranno tutti verificati sul campo nelle prossime settimane. E tuttavia, segnali da non trascurare.

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