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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2012 alle ore 07:35.

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Gianni Alemanno (s), il Presidente dell'ANCI Graziano Del RioGianni Alemanno (s), il Presidente dell'ANCI Graziano Del Rio

di Eugenio Bruno
ROMA - Alla maniera di Nanni Moretti i Comuni ricordano che le parole sono importanti e invitano il Governo a chiamare le cose con il loro vero nome. In primis l'Imu che, a giudizio dei sindaci, non è un'imposta municipale ma una «patrimoniale statale». Per di più «occulta», «rigida», «ingiusta» e «onerosa» per usare le stesse espressioni del presidente dell'Anci, Graziano Delrio.

La mobilitazione dei sindaci contro il tributo immobiliare è ufficialmente partita con l'iniziativa "Imu? No grazie!" svoltasi ieri a Roma nella sede dell'associazione dei municipi. E raggiungerà il suo apice il 24 maggio con la manifestazione unitaria di Venezia contro una forma di prelievo che «rende i cittadini più tassati e i Comuni più poveri». E contro la quale – è la posizione dell'Anci - bisogna battersi per spingere il Governo a cambiarlo. Senza tuttavia invitare la popolazione all'obiezione fiscale come continua invece a fare la Lega.

Nel descrivere l'aura poco lieta che circonda l'Imu Delrio chiama a conforto i numeri. Ribadendo in conferenza stampa le cifre anticipate sul Sole 24 Ore del 1° maggio: sebbene il gettito complessivo dell'imposta sia stimato intorno ai 21,4 miliardi di euro, gran parte (circa 12) andranno allo Stato, anche sotto forma di tagli ai trasferimenti; da parte loro, i Comuni dovrebbero ricevere 3,2 miliardi di gettito sulla prima casa ma, a causa dei tagli per 5,7 miliardi, finiranno per perdere 2,5 miliardi (e dunque il 27%) rispetto alla vecchia Ici. Cattive notizie anche per i contribuenti che – per il combinato disposto di un'aliquota base sulle seconde case al 7,6 per mille e per la rivalutazione delle rendite del 60% disposta dal Dl salva-Italia – «vedranno crescere la pressione fiscale sugli immobili del 133 per cento».

Da qui alla richiesta all'Esecutivo di un'inversione di rotta e alla stipula di un patto per la crescita che insieme alla partita fiscale affronti quella degli investimenti bloccati, il passo è breve. «Se lo Stato vuole fare una patrimoniale – ribadisce il sindaco di Reggio Emilia – la faccia chiaramente ma senza nascondersi dietro la faccia dei Comuni». Dichiarandosi poi disponibile invece a gestire interamente un tributo immobiliare veramente municipale anche in cambio di quel che resta dei trasferimenti erariali.

Gli fa eco Gianni Alemanno. Che insiste sulla compattezza di tutti i municipi italiani e ricorda come da tempo i sindaci abbiano chiesto «un incontro al premier Monti, che non è mai arrivato. Se non arriveranno – avverte il primo cittadino della capitale – risposte dal Governo alle nostre richieste di modifica, non potremo che continuare nella nostra azione di mobilitazione».

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