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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2012 alle ore 10:53.
Federico Feroldi, 37 anni, è uno sviluppatore software e lavora a San Francisco. Quando ha iniziato a occuparsi di informatica?
Dopo le scuole superiori ho frequentato un anno al Politecnico di Milano: mi divertivo di più a passare tempo al centro di calcolo che alle lezioni. Poi ho trovato lavoro da un isp (fornitore di accesso internet, ndr). Quando, in seguito, ho ripreso gli studi e mi sono iscritto a ingegneria nel 2001 ho capito di aver fatto la scelta giusta. L'università dà la mentalità, ma non prepara per l'attività professionale. Mi sono laureato come part time.
Quando è andato all'estero?
Ho imparato molto nella sede di Milano di un'azienda multinazionale, Yahoo, nei primi anni Novanta: viaggiavo spesso fuori dall'Italia. Nel 2009 mi sono trasferito in Germania, a Dusseldorf, per lavorare con Vodafone. Me ne sono andato quando ho fondato una startup, Coderloop.
Che è stata acquisita dal gruppo californiano Gild: adesso lavora a San Francisco. Quali differenze vede con l'Italia?
La facilità di realizzare un'idea e trovare le risorse: non sei da solo, ti senti in un mondo dove ti capiscono. E anche se hai una visione particolare, puoi trovare qualcuno per concretizzarla. Qualche mese fa abbiamo iniziato a sviluppare una nuova tecnologia: per cercare consigli ho inviato qualche email, anche fuori dall'azienda, dove siamo in dieci e condividiamo tutti la stessa visione. È stato molto utile, mi hanno consigliato con chi parlare. Oppure, un mese fa l'amministratore delegato di un gruppo concorrente mi ha scritto: ci siamo incontrati in un coffee shop e abbiamo parlato di cosa facciamo. Mi ha aiutato a capire errori che avremmo potuto commettere. C'è voglia di confrontarsi, anche perché non si sa mai cosa può succedere in futuro. E un incontro può trasformarsi in una partnership. È una cosa che arricchisce.
Meglio la California?
Non significa che voglio vivere negli Stati Uniti. Quasi tutti gli italiani che conosco sono intenzionati a tornare e contribuire a cambiare il Paese.
Sarebbe convinto dagli incentivi?
Se devo provare a lanciare una startup, già devo affrontare il mercato, ma se devo combattere anche contro la burocrazia...in Italia non è incentivato il rischio a mettersi in gioco.
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