Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2012 alle ore 13:23.
Quando è partito per l'estero?
Dopo aver conseguito la laurea in economia aziendale a Pisa nel febbraio 20005: un mese dopo sono partito per l'Inghilterra. L'idea iniziale era di imparare l'inglese e frequentare un master. Sono rimasto lì sei anni: ho lavorato in aziende americane dell'information technology, nel settore della sicurezza informatica. Ho iniziato dal telemarketing e poi, pian piano, sono riuscito a entrare nel dipartimento commerciale e ho ricoperto varie figure, fino ad account manger.
Come è stato assunto?
Ho pubblicato il mio curriculum su internet: mi sono iscritto a diversi siti web in Inghilterra. Poi, un'agenzia interinale ha visto che il mio profilo corrispondeva a una posizione che l'azienda ricercava e, dopo tre-quattro mesi, sono diventato dipendente a tempo indeterminato.
articoli correlati
- Francesco, 30 anni, medico a Nimes: meno tasse in Italia? Sono disposto a pagarne di più se c'è il lavoro
- Alex, 33 anni, ingegnere a Silicon Valley. «Sgravi fiscali? In Italia non troverei lavoro»
- Rimpatrio dei cervelli, scattano gli incentivi per il rientro. Irpef sui redditi da lavoro super scontata
E adesso?
Ho terminato la collaborazione e sono alla ricerca di un'occupazione: sono tornato con questa azienda in Italia, ma poi ha deciso di tagliare nell'area della forza di vendita.
Come è stato il rientro?
Ho notato presto alcune differenze dopo sei anni vissuti all'estero: non c'è spirito di gruppo, anche in società americane, secondo la mia esperienza. Inoltre, ero abituato a un periodo di training formativo iniziale in azienda che in Italia non è avvenuto.
E per trovare un'altra occupazione?
I colloqui disponibili sono pochi e non sono facili: parlo quattro lingue correttamente, ma non è un elemento che mi sta aiutando in un questo periodo.
Cosa guardano nel curriculum?
Che si sia lavorato all'estero conta fino a un certo punto, ma non è apprezzato come secondo me dovrebbe essere. Alcune volte la conoscenza dell'inglese viene utilizzata forse per una scrematura iniziale di chi magari non lo parla o non ha contatti fuori dall'Italia, se richiesti nell'annuncio.
Che cosa ne pensa delle agevolazioni per il rientro dei cervelli?
Nel mio caso ha contato anche il fatto che potessi usufruire degli incentivi fiscali, ma non conosco nessuno che in questo momento rientra dall'estero soltanto per questo motivo. Contano anche una buona prospettiva di crescita e una buona offerta di lavoro.
Cosa sarebbe utile oltre gli incentivi fiscali?
Per esempio, il Comune di Milano sta portando avanti l'iniziativa di creare uno sportello unico non soltanto per italiani, ma anche per stranieri: quando arrivano qui non conoscono la lingua e devono affrontare una giungla burocratica.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
-
APP AND ENTERTAINMENT
Ecco le migliori app per organizzare le vacanze last-minute
di Anna Volpicelli
-
nova24
Startup, la mappa delle regioni che hanno ricevuto più finanziamenti dal Fondo Pmi
di Luca Tremolada
-
TREND
Effetto Grecia anche su Google: vacanze e crisi sono il tormento degli italiani
-
Gadget
I Google Glass cambiano faccia: arriva la Enterprise Edition?
-
DIGITAL IMAGING
Fotografia: ecco le migliori app per i professionisti dell'immagine - Foto
di Alessio Lana
-
la app della discordia
UberPop sospeso anche in Francia. E ora in Europa è fronte comune
Dai nostri archivi
Moved Permanently
The document has moved here.
Storie
- Raccontaci la tua storia
- Alex, 33 anni, ingegnere a Silicon Valley. «Sgravi fiscali? In Italia non troverei lavoro»
- Francesco, 30 anni, medico a Nimes: meno tasse in Italia? Sono disposto a pagarne di più se c'è il lavoro
- Antonello Russo, 32 anni, rientrato in Italia con gli incentivi fiscali: «Non bastano»
- Il rientro dei cervelli. In Turchia e Brasile i giovani tornano in patria e fondano start-up