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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 08:27.
L'ultima modifica è del 10 maggio 2012 alle ore 08:28.

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C'è un modo antico di governare: è il titic-titoc quotidiano con i partiti, tra scambi di battute più o meno riuscite (talvolta del tutto inopportune) e scarichi reciproci di responsabilità. È il modo migliore per vanificare l'esperienza del Governo tecnico, facendolo passare alla storia come una parentesi sostanzialmente incapace di incidere nel cuore della crisi economica e politica.

C'è invece un altro modo di governare, del tutto diverso, che è quello di interpretare direttamente il profondo malessere di famiglie, imprese, lavoratori e rispondere con un riformismo pragmatico per lo sviluppo, fatto di azioni concrete e misurabili. Pochissime parole, ancor meno interviste generiche buone solo a riempire i palinsesti, tanti fatti. È il modo migliore per rilanciare la crescita economica, dare risposte a un Paese inquieto e, magari, riguadagnare consensi in vista del 2013.

In questo senso è un bene che Monti ieri abbia provato a smorzare le polemiche con la sua maggioranza, mettendo in primo piano quella golden rule sulla quale l'Europa farebbe bene ad accelerare. Troppa melina c'è stata finora, in Italia e in Europa, sulle misure per lo sviluppo. È l'ora di passare ai fatti. Cominciando proprio, oltre che dai citatissimi project-bond, da quella regola aurea che permetterebbe di sterilizzare gli investimenti pubblici ai fini dei vincoli del fiscal compact. Se ne parla ormai da mesi. Si passi a una fase realizzativa. Se la Commissione, al di là delle parole, dovesse continuare a tergiversare, il Governo italiano prenda l'iniziativa di mettere giù una o più ipotesi tecniche sulle quali cercare concretamente l'accordo.

C'è un dato che, più di ogni altro, fa capire l'urgenza di rilanciare gli investimenti in Europa. È quello dei flussi diretti in entrata nei Paesi della Ue. Dal 2000 ad oggi la quota mondiale di Fdi destinata al vecchio continente è scesa dal 47 al 32 per cento. Laddove in East Asia si è passati dal 21 al 27% e in Sudamerica dal 7 al 10 per cento. Come dire: se non cominciamo a investire un po' da soli, è difficile attendersi un aiuto dall'esterno.

E non è solo investimento pubblico quello che serve. Sono anni che in Europa si parla di come rendere più fluido l'afflusso di venture capital alle nuove imprese. Intanto però il numero di fondi VC in Europa è passato da 600 a 400 nel corso del decennio 2000-2009. Ecco un altro dossier su cui il governo Monti deve cercare le giuste alleanze in Europa perché si arrivi finalmente a una riforma che permetta l'affermazione in Europa di questo essenziale strumento di investimento e crescita.

Monti ieri ha poi fatto riferimento alla banda larga. Giusto. Ma nei primi sei mesi del Governo i risultati - non le parole - sulla creazione della nuova rete superveloce sono stati pari a zero. Intanto l'Italia resta, secondo l'indice Ookla sulla velocità dei collegamenti Internet, al penultimo posto tra i Paesi dell'Unione. Dopo di noi solo Cipro. Ma come si fa a parlare di crescita quando la più grande infrastruttura di sviluppo mondiale nell'ultimo decennio da noi continua ad essere solo una mulattiera?

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