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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2012 alle ore 14:36.

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Mariano Rajoy (Epa)Mariano Rajoy (Epa)

Ma un altro combustibile che ha alimentato la salita a quota 500 e oltre dello spread tra il bono iberico e il Bund tedesco proviene dalla pancia profonda della Spagna, quella pancia profonda che negli anni del boom edilizio è stata riempita di cemento e di mattoni. Infatti, ancora a distanza di anni dallo scoppio della bolla immobiliare, le banche spagnole – e in particolare le cajas, cioè i piccoli istituti di credito regionali, tradizionalmente gestiti con criteri più politici e clientelari che economici – continuano a soffrire le conseguenze della loro esposizione in questo settore.

Benché Zapatero prima e Rajoy poi siano intervenuti con varie ristrutturazioni del sistema bancario del paese, facendo accorpare varie cajas e concedendo aiuti da parte dello Stato, e benché meno di un anno fa l'allora ministro socialista dell'Economia Elena Salgado sostenesse che le riforme intraprese in questo settore dal suo governo avrebbero "offerto una lezione all'Europa e al resto del mondo", i problemi delle banche spagnole non sono certo finiti e gli investitori rimangono prudentissimi.

Qualche giorno fa Bankia – nata nell'ultimo scorcio del 2010 dalla fusione, che si sarebbe voluta virtuosa, della disastrata Caja Madrid e altre sei casse di risparmio più piccine – è finita nei guai e il governo ha dovuto metterci una toppa aumentando il suo controllo, diretto e indiretto, su quello che è il quarto istituto di credito del paese ed è ora sostanzialmente nazionalizzato. E venerdì Rajoy ha presentato un piano di ulteriore risanamento del sistema bancario attraverso 30 miliardi messi a copertura e la creazione di bad bank. Ciò non è bastato a tranquillizzare i mercati.

D'altronde, le banche iberiche sono ancora esposte per più di 300 miliardi di euro (poco meno di un terzo del Pil spagnolo) come conseguenza dello scoppio della bolla immobiliare. Il crollo del settore edilizio, combinato con il persistere della crisi e con un dato sulla disoccupazione (24,4 per cento) che vede la Spagna come la "peggiore" tra i Ventisette, fa sì che gli immobili detenuti dalle banche, pressoché invendibili, valgano sempre meno ogni giorno che passa e che i mutui accesi dai privati cittadini siano sempre più difficili da riscuotere. In ogni caso Rajoy, pur riconoscendo che il momento è molto delicato, ha escluso che in Europa si parli di aiuti o salvataggi per la Spagna: "Io ho colloqui con i principali leader stranieri quasi tutte le settimane – ha detto il premier – e non si parla affatto di niente di tutto ciò".

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