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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2012 alle ore 08:51.

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«Una cosa va detta subito: il bicchiere è mezzo pieno, anzi di più». Costantino Visconti, docente di diritto penale e di legislazione antimafia all'Università di Palermo, fa un bilancio sulle norme in tema di contrasto alle organizzazioni criminali approvate fin qui.

Professore, recentemente lei ha partecipato alla presentazione della proposta della Fondazione Progetto legalità di modifica e integrazione della norma sul reato di scambio.
Sì: la proposta è di integrare l'articolo 416 ter (voto di scambio) con quella parte di norma che a suo tempo, si era subito dopo le stragi del ‘92, non si riuscì ad approvare.

Codice antimafia a parte, negli ultimi anni sono state approvate leggi che hanno dato qualche problema a Cosa nostra e alle mafie in generale. In questo caso al Governo c'era il centrodestra.
È vero. le novità più rilevanti hanno per oggetto l'applicazione disgiunta del sequestro ovvero la possibilità di sequestrare ai mafiosi il patrimonio anche in assenza di una misura personale. Così come non va dimenticata l'altra norma che prevede il sequestro dei beni agli eredi dei mafiosi purché sia disposto entro i cinque anni dal decesso.

Il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso ha detto che grazie ad alcune misure è stato possibile sequestrare beni per 40 miliardi in tre anni.
Non dispongo di questi dati, ma tutti sono concordi nel rilevare che negli ultimi anni v'è stato un considerevole incremento di sequestri e confische grazie all'intensificazione qualitativa e quantitativa delle attività di indagine da parte di magistratura e forze di polizia. Al di là della rilevanza di questa o quell'altra misura, un aspetto va comunque va tenuto in considerazione: tanto impalpabile quanto decisivo.

Parliamone.
C'è un risultato positivo che è tutto culturale e riguarda l'introduzione del Codice antimafia. D'ora in poi, infatti, non possiamo non occuparci dei patrimoni mafiosi se non in termini "sistemici", affrontando cioè l'intera "filiera": dall'acquisizione dei beni illeciti, alla loro gestione, fino alla destinazione finale.

Tutto bene dunque?
Certo che no. Il varo del Codice antimafia poteva costituire il momento magico in cui si colmava quel bicchiere mezzo pieno, ma prima il Parlamento e poi il Governo non hanno saputo sfruttare fino in fondo questa occasione storica. Per fare qualche esempio: da anni chiedevamo a gran voce una disciplina per la tutela dei terzi in buona fede nelle procedure di confisca al fine di evitare ricadute negative della lotta ai patrimoni su persone e aziende incolpevoli; con il Codice antimafia la disciplina è finalmente è arrivata ma per come è congegnata rischia di determinare effetti paralizzanti sull'intero sistema.

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