Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2012 alle ore 07:23.

My24

Non c'è più tempo da perdere. Le banche europee si trovano sempre più schiacciate fra la recessione economica e gli spread che non accennano a scendere. L'effetto netto è che il temuto processo di ridimensionamento dei bilanci bancari, con l'inevitabile credit crunch per imprese e famiglie, si sta manifestando in modo ancora più grave di quanto temuto.

La causa fondamentale è la debolezza delle risposte che finora la politica europea ha saputo individuare. Non si tratta peraltro di una scoperta di questi giorni: il Fondo monetario internazionale, nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato oltre un mese fa, aveva documentato con dovizia di dati che le politiche europee sbandierate come decisive non avrebbero potuto avere effetti permanenti e che la terapia d'emergenza della Bce aveva, come ha sempre detto Mario Draghi, evitato il disastro immediato, non necessariamente riportato la situazione alla normalità.
L'effetto dell'intervento della Bce è ormai svanito, gli spread sono risaliti e le banche si trovano in crescente difficoltà: nel mirino ci sono oggi le banche spagnole, che non a caso hanno perso dall'inizio dell'anno una gran parte del loro valore di Borsa: si va da un minimo di -22% per Santander a -54% per Banesto.

La scorsa settimana si è diffusa anche la notizia di un deflusso di depositi per un miliardo di euro da Bankia, una banca grande solo per dimensione, perché nata mettendo insieme la debolezza di molte casse regionali, tutte colpite dalla crisi immobiliare. Si tratta, si badi, di uno scenario che le banche greche subiscono da tempo: negli ultimi due anni hanno subito un'emorragia di depositi di oltre 70 miliardi di euro, di cui 9 da inizio anno.
È troppo presto per parlare di una corsa agli sportelli a livello europeo, ma certo è preoccupante che mentre i dati aggregati mostrano una crescita dei depositi del 3% circa, la Spagna faccia già registrare un deflusso netto e sinistri segnali si avvertano anche in Irlanda, Portogallo e Belgio. Le grandi banche europee hanno ampie risorse di liquidità: secondo Goldman Sachs, le prime nove hanno riserve per oltre mille miliardi di euro, pari a circa il 28% dei depositi. Ma quel confortevole cuscino può assorbire facilmente le pressioni su un singolo istituto, assai meno quelle che coinvolgono un intero sistema.

Quando i depositanti abbandonano le banche, può subentrare solo la banca centrale. Ma nel caso greco la Bce ha già chiuso il rubinetto e ha annunciato che, in mancanza del piano di ricapitalizzazione previsto, il credito alle banche greche verrà concesso solo nella forma dell'Ela (Emergency liquidity assistance) che viene erogato dalle banche centrali nazionali e non da Francoforte. Implicitamente, si è così proclamato che le banche greche sono in stato di insolvenza, almeno fino a quando il governo non avrà ricapitalizzato le banche, ammesso che abbia le risorse per farlo.

Shopping24

Dai nostri archivi