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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2012 alle ore 11:29.

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La Corte Suprema del Kerala ha concesso la libertà su cauzione (10 milioni di rupie, circa 143mila euro ciascuno) ai due marò accusati di aver ucciso due pescatori indiani. Lo riferisce la stampa locale. Poco prima il governo dello Stato indiano del Kerala aveva informato la Corte Suprema di Kochi di voler rinunciare, nei confronti dei due marò, alle accuse richiamate nel cosiddetto Sua Act, convenzione contro il terrorismo marittimo firmata a Roma nel 1988.

A comunicarlo è stato il rappresentante legale del Kerala nel corso dell'udienza sulla richiesta italiana di libertà su cauzione per i due fucilieri, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il fatto di aver rinunciato all'applicazione del Sua Act lasciava spazio all'ipotesi di rilascio su cauzione per i due marò, cosa che è avvenuta subito dopo.

Secondo l'Ansa da fonti della delegazione italiana, l'avvocato che rappresentava gli interessi dello Stato del Kerala è intervenuto nel dibattito rinunciando ad insistere nell'applicazione di una Convenzione la cui terza sezione avrebbe praticamente impedito di prendere in considerazione il beneficio della libertà su cauzione.

Il legale ha comunque chiesto che, nel caso di una concessione della clausola del bail, il giudice ponga strette norme per garantire la reperibilità dei marò in occasione di un futuro processo. La convenzione, nota come «Sua Act» (Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation, 1988) o anche «Convenzione Lauro» (perché nata in seguito al dirottamento dell'Achille Lauro) era stata citata dai rappresentanti del Kerala per giustificare l'applicabilità delle leggi indiane in acque internazionali.

In particolare, il Sua Act definisce il «terrorismo marittimo» come dirottamento di una nave, violenza contro le persone che si trovano a bordo o danneggiamento della nave o del suo carico. Secondo l'accusa indiana, nella definizione di «nave» rientrava anche quello del peschereccio «attaccato» dalla petroliera Enrica Lexie.

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