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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2012 alle ore 07:10.

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Una cosa è sicura: una spaccatura dell'euro e dell'Unione Europea segnerebbe l'uscita dell'Europa dalla scena mondiale. La politica che sta seguendo la Germania è tanto più assurda se si pensa alle drammatiche conseguenze politiche ed economiche che dovrebbe affrontare.

Il futuro del nostro continente è nelle mani della Germania e della Francia, della cancelliera Merkel e del presidente François Hollande. La salvezza dell'Europa dipende ormai da un drastico cambio di rotta da parte di Berlino sulla politica economica e dalla posizione di Parigi sull'integrazione politica e sulle riforme strutturali.

La Francia dovrà dire sì a un'unione politica: un Governo comune con un controllo parlamentare comune per la zona euro. I Governi nazionali già ora agiscono all'unisono, come un esecutivo de facto, per affrontare la crisi. Bisogna far progredire e formalizzare quello che nella pratica è sempre più un dato di fatto.

La Germania dovrà optare per un'unione delle politiche di spesa e di bilancio, che significa garantire la sopravvivenza dell'Eurozona con la forza economica della Germania: acquisti illimitati dei titoli di Stato dei Paesi in crisi da parte della Banca centrale europea, europeizzazione dei debiti nazionali attraverso gli eurobond e programmi di crescita per evitare il rischio di una depressione nella zona euro e rilanciare la ripresa.

Mi sembra già di sentire le invettive che salirebbero dalla Germania di fronte a un programma del genere: ancora più debito! Perdita del controllo sulla nostra economia! Inflazione! Non può funzionare! Non è vero: funziona. La crescita tedesca, trainata dalle esportazioni, si basa su programmi del genere nei Paesi emergenti e negli Usa. Se la Cina e l'America non stessero pompando denaro (in parte finanziato attraverso il debito) nella loro economia dal 2009, la Germania non se la passerebbe così bene economicamente. I tedeschi ora devono chiedersi se loro, che hanno tratto profitto più di chiunque altro dall'integrazione europea, sono disposti a pagare il prezzo di questa integrazione o se preferiscono lasciarla fallire.

Oltre all'unione politica e di bilancio e alle politiche per la crescita sul breve termine, gli europei hanno urgente bisogno di riforme strutturali che ripristinino la competitività del vecchio continente. Ognuno di questi pilastri è indispensabile per superare la crisi dell'Europa. Noi tedeschi siamo consapevoli di questa responsabilità paneuropea che ci portiamo addosso? Sembra proprio di no, anzi: la Germania raramente è stata tanto isolata quanto oggi. Quasi nessuno riesce a capire la nostra dogmatica linea del rigore, che contraddice qualsiasi esperienza concreta, e le nostre posizioni sono distanti, anzi in aperto contrato, con quelle dominanti. Non è troppo tardi per cambiare rotta, ma il tempo che abbiamo a disposizione si conta in giorni e settimane, forse mesi; di sicuro non anni.

La Germania ha distrutto se stessa - e l'ordine europeo - due volte nel XX secolo, e poi ha convinto l'Occidente di aver tratto le giuste conclusioni da quelle esperienze. Solo in questo modo, che ha trovato la sua espressione più compiuta nell'abbraccio convinto del progetto europeo, la Germania ha strappato il consenso alla sua riunificazione. Sarebbe tragico e paradossale insieme se la rinata Germania, con mezzi pacifici e le migliori intenzioni, mandasse in pezzi per una terza volta l'ordine europeo.

(Traduzione di Fabio Galimberti)
© PROJECT SYNDICATE

IL DIBATTITO

Sul Sole 24 Ore del 5 giugno (foto) Helmut Schmidt invita la Germania a essere solidale con l'Europa come l'Europa lo fu con Berlino. Poi, ieri Jacques Delors auspica il ricorso agli eurobond. Le 5 mosse per salvare l'Europa Il Sole 24 Ore ha lanciato il 1° novembre 2011 un manifesto per l'Europa con cinque proposte per rilanciare il progetto comunitario e salvare l'euro. Un piano che appare più che mai di attualità in vista del summit Ue del 28-29 giugno.

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