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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2012 alle ore 17:15.

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Il pm del tribunale di Milano, Fabio De Pasquale, ha chiesto la condanna a 3 anni e 8 mesi per Silvio Berlusconi per frode fiscale nel processo sui presunti fondi neri per i diritti tv di Mediaset. Stessa pena per l'uomo d'affari Frank Agrama. Tre anni e 4 mesi, invece, sono stati chiesti per il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.

«È come si fossero le impronte digitali di Berlusconi sui soldi, perché la frode fiscale fu organizzata da Fininvest di proprietà della famiglia Berlusconi, le società delle operazioni erano di Berlusconi, riconducibili a lui i conti bancari e i conti svizzeri e di Bahamas erano gestiti nel suo interesse». È uno dei passaggi della requisitoria che prosegue precisando che Berlusconi «è stato all'apice della catena di comando del settore dei diritti tv fino al 1998».

E ancora: «Berlusconi si occupò di affari anche dopo il 1994, l'entrata di politica non gli impedì di essere al posto di comando relativo ai diritti tv. Del resto all'inizio dell'avventura politica Berlusconi fece il presidente del Consiglio». «Fino alla quotazione in Borsa Fininvest ha avuto il controllo sulla maggioranza assoluta di Mediaset» ha detto il magistrato ricordando che sui meccanismi dei fondi neri c'è già una sentenza della Cassazione che afferma sia pure con la prescrizione la responsabilità di Massimo Maria Berruti, manager del gruppo prima di diventare deputato.

Uno degli avvocati dei 10 imputati sulla requisitoria del pm fa osservare: «Una volta in questi processi tutto era del gruppo e nulla di Berlusconi per supportare l'accusa di falso in bilancio, ora che quel reato non c'è più tutto è di Berlusconi. Insomma per colpa dell'accusa in questi processi non si capisce più niente».

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