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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2012 alle ore 18:50.

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ATENE - Il governo Samaras ha in teoria una maggioranza stabile in parlamento: 179 seggi su 300 in totale ma con alcuni punti di debolezza.
Ciò che lascia incerti gli analisti è se ci sia nel nuovo esecutivo una forte volontà politica di sciogliere i nodi di fondo dell'arretratezza economica del paese. Come ricordano i maggiori opinionisti dei giornali greci, sia di centro-destra che di centro-sinistra, questa è l'ultima chiamata per la classe politica greca per agganciarsi al treno della modernità europea.

I distinguo tra i tre partiti che formano la coalizione sono segnali preoccupanti: il Pasok e la Sinistra democratica resteranno probabilmente fuori dall'esecutivo annunciando un appoggio esterno o ministri di area socialista ma senza essere parlamentari. Il punto di maggior rischio consiste nel fatto che Samaras concentrerà le forze soprattutto sulla rinegoziazione del memorandum invece che sulle politiche di controllo dei costi pubblici (tra cui i costi della sanità) e della raccolta delle imposte.

L'esecutivo deve dare una linea ferma altrimenti si perderà un'altra occasione: se Samaras, che è da 35 anni in politica e non quindi proprio una faccia nuova, si concentra solo sulla rinegoziazione dei termini dei prestiti rischia di perdere tempo prezioso.

Tempi stretti. Intanto il Pil ellenico, che in tre anni si è ridotto del 20%, non lascia margini di manovra e il gigante della grande distribuzione Carrefour ha deciso di lasciare il mercato greco perché teme che la classe media si riduca fino a diventare poco redditizia, mentre il Crédit Agricole sta pensando di fare le valigie dopo aver perso sei miliardi di euro nella campagna di Grecia.

Il governo ha solo 2 miliardi di euro in cassa, un'evasione fiscale record, pari al 20% del Pil, di cui però Samaras (il premier incaricato) non ha fatto cenno nella campagna elettorale, anzi ha proposto di dare la Cig ai negozianti che hanno chiuso i battenti. Intanto l'economia ellenica è al quinto anno di recessione: sono150mila i fallimenti di piccole e medie imprese, la disoccupazione è al 22% e soprattutto bisogna trovare altri 11,6 miliardi di tagli alla spesa pubblica entro luglio. A meno che non si riesca a convincere i creditori internazionali, la cosiddetta Troika, che la medicina di austerità sta uccidendo il malato e ottenere al vertice della Ue del 28-29 giugno un ammorbidimento del memorandum, l'intesa che in cambio di 130 miliardi di euro prevede riforme strutturali, taglio del deficit pubblico e ritorno all'avanzo primario nel 2015.

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