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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2012 alle ore 19:10.

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Lo Ior apre le porte ai giornalisti in una operazione-trasparenza mirata a togliere «il velo di segreto» che da sempre avvolge l'istituto. Oggi - per la prima volta nella sua storia - la banca vaticana ha fatto entrare un folto gruppo di giornalisti (ma senza telecamere, macchine fotografiche e registratori) a cui il direttore generale Paolo Cipriani ha spiegato l'attività dell'istituto e fatto il punto su alcune questioni da tempo aperte. «Lo Ior non ha conti cifrati e non compie investimenti speculativi» ha detto Cipriani nella sala della conferenze del Torrione di Nicolò V, ex prigione dei papi.

«Vorrei sfatare una volta per tutte questa leggenda: non esistono conti cifrati» ha detto il numero due dell'istituto - la presidenza è vacante dal licenziamento di Ettore Gotti Tedeschi lo scorso 24 maggio - ammette l'apertura di un conto solo a nunziature e delegazioni apostoliche, dicasteri della Santa Sede, fondazioni canoniche e cause di beatificazione, uffici della Santa Sede, congregazioni religiose, istituti secolari, monasteri, conventi e abbazie, conferenze episcopali, diocesi e arcidiocesi, parrocchie e chiese, seminari e collegi, cardinali e vescovi, clero secolare, religiosi e religiose autorizzate, ambasciate presso la Santa Sede e corpo diplomatico accreditato, dipendenti pensionati vaticani, famiglia pontificia.

Cipriani ha anche precisato che «non ci sono state alcune sistematiche uscite di capitali dall'entrata in vigore della legge 127» sulla trasparenza finanziaria e che lo Ior non fa investimenti "speculativi" ma di "mantenimento". Nello Ior, ha riferito Cipriani, ci sono 25mila posizioni che corrispondono a 33mila conti correnti. L'asset complessivo è di sei miliardi di euro e gli investimenti non superano il cinque per cento dell'asset e vengono fatte su prodotti finanziari affidabili che non scendono mai sotto il rating della singola A. Il 60-65% delle operazioni viene fatto in euro, il 30% circa in dollari e il resto in divise del G7. Lo Ior ha 112 dipendenti, direttore generale compreso, e alcuni consulenti esterni.

«Siamo ancora in attesa di riavere i fondi sequestrati nel settembre 2010 presso il Credito Artigianale. Nel giugno 2011 la magistratura ha autorizzato il dissequestro dei fondi ma un anno dopo ancora non sono disponibili» ha precisato il dg, accompagnato dal portavoce padre Federico Lombardi . «Questi fondi - ha ricordato - erano utilizzati per normali operazioni di tesoreria e non per bonifici. Si trattava di 2 blocchi: 20 milioni di euro erano destinati alla JP Morgan per acquistare bond e 3 alla Banca del Fucino per rimpinguare il conto utilizzato dallo Ior per gli assegni circolari».

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