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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2012 alle ore 17:40.
L'ultima modifica è del 14 luglio 2012 alle ore 11:33.

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Bersani: legge elettorale, premio di maggioranza e no a preferenze
Premio di maggioranza e no alle preferenze. Sono i due principi essenziali per la riforma della legge elettorale. Il doppio turno resta per il Pd la proposta migliore. Lo ha chiarito Bersani nel suo intervento. Di legge elettorale, ha aggiunto, si «discuterà in Parlamento anche se la strada é intralciata dalla beffa costituzionale di Pdl e Lega che stanno mettendo la riforma costituzionale in un vicolo cieco». Secondo il segretario del Pd, infatti, «buttano la palla in tribuna per pure ragioni propagandistiche col rischio evidente di bloccare ogni elemento possibile e sensato di riforma». Ancora: «dichiaro - ha affermato - che noi siamo pronti a stralciare almeno la norma sulla riduzione del numero dei parlamentari. In ogni caso, di legge elettorale si discuterà e l'oggetto del contendere non é affatto oscuro. Abbiamo da parte della destra una preclusione verso il doppio turno di Collegio. Per noi - ha detto Bersani - resta la proposta migliore. L'abbiamo da mesi depositata in Parlamento. Noi partiamo da lì».

Giù le tasse, con maggiore pressione su rendite grandi patrimoni
Tra i punti punti programmatici del partito il segretario ha messo in evidenza «l'alleggerimento fiscale a carico di rendite di grandi patrimoni finanziari e immobiliari».

Chi scommette contro l'euro vuole ribaltare il carro
«Chi scommette contro l'Euro e vuol guadagnarci - ha osservato Bersani - alza la posta tutti i giorni e sceglie i punti di leva più favorevoli per ribaltare il carro. E uno dei punti di leva siamo noi, é l'Italia».

Patto per governo snello, rinnovato e competente
«Ci sono impegni, ha annunciato il leader del Pd, che proporremo di sottoscrivere come quello di affidare alla responsabilità del candidato premier una composizione del governo snella, rinnovata, competente e credibile internazionalmente». Del patto fa parte anche l'intesa a «consentire una cessione di sovranità e cioè di sciogliere controversie su atti rilevanti attraverso votazioni a maggioranza dei gruppi parlamentari in tenuta congiunta».

Non ci è facile sorreggere la transizione
Il segretario del Pd ha parlato anche della posizione del partito nei confronti del Governo Monti. «Non ci è facile sorreggere la transizione - ha ammesso - e guai se, riaffermando la nostra lealtà, perdiamo il contatto con il disagio forte che c'è nel Paese e lo abbandoniamo a derive pericolose. Noi che ci stiamo caricando di responsabilità non nostre in nome della salvezza del Paese abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di dire sempre quel che faremmo davanti a misure del governo».

Viviamo un tempo di grande responsabilità
«Stiamo vivendo il tempo della grande crisi - ha ricordato Bersani -, la più grande dal dopoguerra, che ci accompagnerà per un tempo non breve e secondo un percorso che nessuno oggi, in verità, é in grado di descrivere e prevedere. Un tempo non ordinario, un tempo di grande responsabilità».

Immigrati: chi studia qui è italiano
«Un ragazzo figlio di immigrati che studia qui - ha ribadito il segretario del Pd - é un italiano, checché ne dica Grillo».

Non si vota su matrimonio tra omosessuali: è polemica
Alcuni ordini del giorno hanno infiammato l'assemblea del Pd. Nel pomeriggio Rosy Bindi, ad esempio, ha deciso di non mettere ai voti il documento sui diritti civili (prevedeva l'impegno a inserire nel prossimo programma elettorale la proposta di estendere il matrimonio civile alle coppie omosessuali). Subito è scoppiata subito la polemica: la sinistra del Pd ha annunciato l'intenzione di dare indietro la tessera. La decisione di non votare, è stato spiegato alla platea, é stata presa perché l'odg sarebbe risultato precluso dal momento che era già stato votato in precedenza un documento sui diritti degli individui (che peraltro aveva già fatto scoppiare la bagarre).

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