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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2012 alle ore 21:59.

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Non è ancora confermato il vertice dei ministri dell'Economia europei che dovrebbe tenersi venerdì con all'ordine del giorno la situazione assai critica dell'Eurozona e il testo definitivo del memorandum di intesa con la Spagna per l'aiuto alla ricapitalizzazione delle banche. Viene dato per «molto probabile» un incontro, non si sa ancora se i ministri si ritroveranno a Bruxelles oppure opteranno per una teleconferenza. Secondo alcune fonti il vertice si farà perché resterebbero ancora dieci giorni di tempo per un nuovo round prima di fine mese nel caso non si raggiungesse un accordo. La cosa certa è che il rinvio dell'entrata in funzione dell'Esm (il nuovo fondo Salva Stati) e l'accumularsi delle preoccupazioni per il rischio spread in agosto hanno aumentato la tensione.

Dalla Germania arrivano altri motivi di preoccupazione. Il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker ha detto che «certamente non aiuta» la decisione della Corte costituzionale tedesca di prolungare fino al 12 settembre l'esame di alcuni ricorsi presentati contro il Fiscal compact e il trattato sul Esm, il fondo salva Stati europeo permanente. Una decisione che di fatto implica uno slittamento della ratifica su questi trattati da parte della prima economia dell'area euro, in una fase di rinnovate tensioni dei mercati. «Ma chi sono io per giudicare i giudici costituzionali tedeschi? Sono loro a guidare il processo e penso che sappiano a quali limiti temporali ci troviamo sottoposti» ha precisato Juncker in un'intervista a Der Spiegel.

Mentre lo spread Btp-Bund sfiora quota 500, Mario Monti rivolge ad Angela Merkel «un pensiero amichevole e pieno di ammirazione». E nel palazzo della Commissione europea confermano che la precisazione della Cancelliera sulla «solidarietà che non si può dare senza contropartite» non cambia le condizioni già concordate per eventuali interventi europei in funzione anti-spread. Per noi, dicono fonti di Bruxelles, «il principio è sempre stato lo stesso: l'assistenza finanziaria, di qualsiasi tipo, deve essere sempre accompagnata da condizioni» e «da politiche di reponsabilita». Un principio che non si tocca, quindi. Ma se fonti di Palazzo Chigi spiegano che «al momento non c'è nessuna intenzione di ricorrere» allo scudo, anche se «nessuno può escluderlo a priori per il futuro», da Bruxelles qualche inquietudine trapela per lo slittamento dello Esm, dovuto alla sentenza di costituzionalità attesa dalla Corte di Karlsruhe.

Collegato alla ratifica del fiscal compact, il fondo salva-Stati Esm da 500 miliardi di euro doveva essere operativo dal primo luglio. Poi era stato rinviato al primo agosto, per la mancata ratifica da parte di un gruppo di sei Paesi tra cui i pesi massimi Germania e Italia (entrambe, da sole, impediscono il raggiungimento dell'85% del capitale necessario per l'avvio). Il Bundestag ha ratificato i due trattati il 29 giugno, ma non sono stati tradotti in legge. E non lo saranno finché la Corte Costituzionale non si sarà pronunciata sul ricorso di incostituzionalità presentato, assieme a migliaia di altri, dalla Linke, il partito dell'estrema sinistra tedesca. Oggi ha annunciato che lo farà il 12 settembre. Fino a quel momento, impensabile il versamento dei capitali.

A disposizione degli interventi in funzione anti-spread, quindi, solo quanto resta del fondo salva-Stati Efsf: degli iniziali 440 miliardi di euro, poco meno di cento (130 impegnati per la Grecia, 85 per l'Irlanda, 80 per il Portogallo e fino a 100 per la Spagna). Risorse che molti analisti, così come fonti del governo italiano, considerano «insufficienti» per calmierare gli interessi sui titoli di Stato italiani (un debito che nel 2013, secondo lo Fmi, arriverà al 126,4% del pil, appesantito proprio dai contributi ai fondi salva-Stati). Del resto, come ha fatto capire lo steso ministro dell'Economia Vittorio Grilli, anche le risorse congiunte di Efsf e Esm potrebbero non bastare.

In caso di emergenza, gli acquisti di titoli sul mercato secondario possono però già scattare. Sono infatti previsti dal fondo Efsf, a condizione che l'Italia firmi un memorandum d'intesa che potrebbe essere pronto «nel giro di 1-2 giorni». Il Fmi però avverte che «il tempo sta per scadere», che la stabilità finanziaria «è a rischio» e lancia il suggerimento alla Bce: ha spazio per un ulteriore allentamento della politica monetaria. Intanto si mette a punto la ricapitalizzazione delle banche di Spagna, punto centrale del prossimo Eurogruppo (non ancora ufficialmente convocato per venerdì prossimo). Bruxelles ha chiarito che i creditori senior non saranno chiamati a «condividere il fardello». Ad «alleggerire il peso per i contribuenti» dovranno essere i creditori junior e gli azionisti.

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