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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2012 alle ore 08:22.

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Lo scandalo Libor si estende rapidamente e si fa sempre più fitta la pioggia di denunce di investitori, associazioni di consumatori, società e enti pubblici. Sono tutti coloro che ritengono di aver subito perdite a causa della manipolazione dei tassi d'interesse. Molti commentatori autorevoli ed esponenti influenti delle istituzioni finanziare attribuiscono gran parte delle responsabilità al solito gruppo di "mele marce" fuori controllo.

Secondo questa tesi, semmai vi fossero responsabilità più vaste, queste sono da ricondurre al mancato o insufficiente controllo. Un copione analogo si era visto anche per molti altri scandali finanziari, da Enron al crack Lehman.
Quindi, se invece del cinico Bob Diamond a capo della Barclays e se al posto del folto gruppo di trader, tesorieri e funzionari di varie banche e istituzioni vi fossero state persone diverse il caso Libor sarebbe mai nato. Ovviamente vi sono chiare responsabilità individuali che gli inquirenti e gli investigatori hanno già ampiamente scandagliato, ma quella della banda trasversale dei soliti ignoti su scala internazionale è un'interpretazione superficiale che, nascondendo una parte rilevante della verità, allontana le soluzioni. Infatti, se il complesso degli incentivi, degli obiettivi e della cultura che permea le organizzazioni che operano nei mercati finanziari orientano i comportamenti individuali in una certa direzione, chiunque si trovi a far parte di questi meccanismi finisce, presto o tardi, col conformarsi.

Il punto chiave che emerge dalle indagini è che una parte rilevante dei comportamenti scorretti o illeciti erano conosciuti e condivisi all'interno di una rete di relazioni e di protezione tra gli operatori. Che tra i potentissimi giocatori del risiko finanziario globalizzato esista una fitta rete di contatti, incontri, amicizie e affiliazioni comuni non è un mistero. Che questo network parallelo influenzi in modo rilevante alcuni processi e meccanismi chiave di funzionamento dei mercati è confermato dalle dettagliate indagini sul caso Libor. I testi delle mail e le telefonate tra i tesorieri, trader, membri delle associazioni coinvolti nella vicenda ne sono una chiara testimonianza. La rete densa e pervasiva di relazioni che opera dietro la scena del mercato e connette gli operatori fino a lambire regolatori e controllori, è uno strumento di alterazione dei meccanismi informativi che dovrebbero fare funzionare i mercati in modo efficiente e trasparente.

Che esistano queste strutture parallele in grado modificare il funzionamento dei mercati non è una novità. Nel lontano 1984, il sociologo dell'organizzazione Wayne Baker dimostrò che il security market statunitense era largamente governato dai network di relazione tra gli operatori, ma soprattutto che la sua struttura influenzava in modo rilevante la volatilità dei prezzi. Non erano solo le forze invisibili del mercato a generare la volatilità, ma contribuivano in modo determinante la configurazione e la pervasività delle relazioni tra gli operatori che, naturalmente, quelle relazioni utilizzavo per scambi informativi e accordi.

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