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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2012 alle ore 09:02.

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Da Roma arriva un segnale forte e chiaro per salvare l'Ilva di Taranto. Nelle stesse ore in cui ieri il Tribunale tarantino del Riesame cominciava a vagliare l'istanza dei legali dell'azienda per il dissequestro del polo siderurgico il Cipe ha approvato la delibera che stanzia buona parte delle risorse per il risanamento e la bonifica dell'area. Un primo segnale importante seguito qualche ora dopo dal varo, in Consiglio dei ministri, di un decreto legge che punta a svincolare immediatamente almeno una tranche delle risorse e individua la figura di un commissario straordinario – forse lo stesso governatore della Puglia, Nichi Vendola – a cui affidare la gestione di questa delicata fase.

L'obiettivo del Governo è quello di non perdere tempo: bisogna partire subito con gli interventi previsti dal protocollo d'intesa siglato il 26 luglio con gli enti locali e con la Regione Puglia e sbloccare così i 336 milioni, di cui 7 a carico dell'azienda, previsti dal piano.

Delibera Cipe e decreto sono strettamente collegati come ha ricordato, ieri, anche Palazzo Chigi nella sua nota diffusa alla fine del consiglio dei ministri. La prima misura ha individuato una serie di risorse a cui si può attingere per il piano di bonifica: in particolare i fondi della coesione territoriale destinati alla «manutenzione straordinaria del territorio» (98 milioni per la Puglia, di cui parte per Taranto) a cui si aggiunge un "tesoretto" di 180 milioni recuperati da una precedente delibera definanziata del 2011 che destinava le risorse sempre alla Puglia. Fondi, questi, che saranno utilizzati per finanziare – come ha spiegato in una nota lo stesso Comitato interministeriale per la programmazione economica – «misure per il risanamento ambientale e la riqualificazione di Taranto previste dal protocollo d'intesa firmato il 26 luglio 2012 e relativo anche alla questione dell'Ilva». «Tra queste – continua la nota del Cipe – gli interventi per il risanamento del quartiere di Tamburi».

Il decreto legge – ribattezzato subito decreto accelera-bonifica – dovrebbe, invece, fare da "veicolo" per velocizzare la messa a disposizione delle risorse: la bozza finita sul tavolo di Palazzo Chigi parlava dell'ipotesi di anticipare subito 70 milioni da mettere a disposizione del commissario straordinario, ma sul testo ieri sono continuati gli approfondimenti per evitare il rischio di uno stop della Ragioneria generale. In pista c'è anche la possibilità che il ministero dell'Ambiente, guidato da Corrado Clini, trovi risorse aggiuntive da aggiungere ai 336 milioni del protocollo d'intesa.

«Abbiamo approvato un decreto legge finalizzato a rendere disponibili le risorse previste nel protocollo del 26 luglio e a semplificare le procedure per fare in modo che gli interventi approvati vengano attuati in tempi certi», ha spiegato ieri il ministro Clini. Che ha ribadito ancora una volta il ruolo che dovrà avere Ilva che «riceverà fondi pubblici solo se introdurrà innovazioni tecnologiche, e non per mettersi in regola – ha aggiunto il titolare dell'Ambiente – con i limiti imposti dalla legge».

La decisione del Governo è stata accolta favorevolmente dal governatore pugliese, Nichi Vendola: «Il decreto legge – ha detto subito dopo il varo del Dl da parte di Palazzo Chigi – è lo strumento giusto, svincola immediatamente risorse che possono essere subito cantierizzate e individua la figura di un commissario straordinario per la gestione di questa fase». Ma proprio sulla figura di un commissario straordinario che dovrà guidare la cabina di regia che verificherà l'attuazione del piano di risanamento, il ministro Clini non si è sbilanciato: «Non so se sarà Vendola o qualcun altro. Deciderà la Regione». Clini guarda poi con speranza al tavolo tecnico che si aprirà lunedì a Bari con l'azienda: l'auspicio è quello di arrivare, «nell'arco di una settimana all'identificazione delle soluzioni tecnologiche per ridurre le emissioni inquinanti». In questo modo, ha spiegato il titolare dell'Ambiente, sarà possibile «sottoscrivere un accordo tra impresa, ministero e Regione Puglia che vincoli l'impresa ad attuare ciò che è stato determinato». Perché secondo Clini «questo è un modo di lavorare europeo e l'Ilva è una grande azienda».

Sul fronte dei rischi sanitari ieri il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha invece ricordato, durante la riunione di Palazzo Chigi, che il sito di Taranto è stato incluso in un progetto («Sentieri»), finanziato dal suo dicastero, che punta a valutare l'impatto dei siti inquinati sulla salute dei cittadini. Progetto, questo, che dovrebbe presentare i risultati conclusivi dopo l'estate.

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