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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2012 alle ore 18:25.

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L'Udc si alleerà con il Pd, ma non parteciperà alle primarie. Parola di Rocco Buttiglione, deciso a far voltare pagina al suo partito, dopo l'esperienza berlusconiana. Sì, dice il presidente Udc, a un'alleanza con i democratici, ma no alla partecipazione alle primarie del centrosinistra «come se ne fossimo parte».

Il segretario democratico, Pier Luigi Bersani, intanto in un'intervista a La Repubblica ha ribadito che le primarie di coalizione si faranno, «tra novembre e dicembre, con la massima apertura alle forze politiche e alla società civile». Entro ottobre, ha annunciato Bersani, che chiede a Monti «un cambio di passo», «saranno pronti 10-15 punti di programma» sulla cui base «il centrosinistra proporrà un'alleanza di legislatura alle forze liberali e moderate». Dentro questo perimetro, ha chiarito il segretario democratico, «non ci sono solo Vendola e Casini, ma ad esempio anche i socialisti». Quanto a Di Pietro «è evidente che vuole star fuori».

Buttiglione non crede a ipotesi di elezioni anticipate a novembre, perché l'idea era nata «quando si era convinti che il governo Monti stesse andando male. Invece il vicepresidente della Camera si dice certo che «Monti vincerà e andremo alle urne sulla base di una situazione in via di stabilizzazione».

La linea dei centristi resta quella «della Grande coalizione con un governo presieduto da Monti». E Buttiglione resta convinto che il bipolarismo sia finito, l'elettorato, sostiene l'ex ministro «deve poter decidere liberamente di dare una maggioranza al centrodestra oppure al centrosinistra o anche a nessuno dei due, obbligando tutti a un governo di grande coalizione».

Il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, concorda con Bersani. «La strada maestra - sostiene - é esattamente questa: una coalizione di partiti riformisti, Pd, Psi, Sel, che guardi ai cattolici democratici dell'Udc di Casini».

Intanto dal Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e il vice presidente della Camera, Maurizio Lupi sostengono che il dibattito sul partito dei cattolici e sul ritorno al grande centro sia «un'ipotesi fuori dalla storia». «Da cristiani - dicono Formigoni e Lupi - continueremo a militare nel Pdl: l'abbiamo scelto convintamente per tradurre l'esigenza di libertà e responsabilità in azioni concrete».

Futuro e Libertà di Gianfranco Fini sceglie una terza via. Contribuiremo, dice il presidente della Camera (in un'intervista a Gente) «con altri a rendere possibile un'alternativa di governo liberale riformatrice e democratica rispetto al tradizionale confronto tra Berlusconi e Lega da una parte e Bersani e Vendola dall'altra». Quanto al futuro candidato premier a Fini «piacerebbe se per la prima volta a palazzo Chigi ci fosse una donna». Nessun nome dal leader di Fli, ma piena fiducia al ministro dell'Interno Cancellieri per quanto riguarda la questione delle scorte.

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