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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2012 alle ore 08:13.

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Che gli eurobond possano diventare il toccasana per la crisi del debito sovrano e carburare la crescita economica che non c'è, è cosa nota ma irrilevante, visto che su di essi da sempre pesa l'irremovibile anatema teologico della Germania.

Ci hanno provato in tanti a infrangerlo negli ultimi 20 anni, da Jacques Delors a Giulio Tremonti, dalla commissione Barroso all'Europarlamento, fino di recente a un quintetto di economisti tedeschi. Tutti finora sono tornati a casa con le pive nel sacco. Ma non per questo rassegnati.
A ripartire all'attacco dalle colonne di questo giornale ci hanno pensato ieri l'ex-premier Romano Prodi insieme al professor Alberto Quadrio Curzio, riprendendo una proposta lanciata un anno fa. Parola d'ordine, Eub, EuroUnionBond.
Uno strumento, gli eurounionbond, per aggredire tanto il problema del debito quanto l'anemia dello sviluppo europeo. Armato di garanzie materiali, e non nominali, come le riserve auree o i patrimoni pubblici immobiliari, infrastrutturali o societari. Da far confluire su un Fondo finanziario europeo con un capitale di 1.000 miliardi per poterne mobilitare il triplo, da destinare per oltre due terzi a sanare l'emergenza debito e per il resto a investimenti nella crescita economica.

«La proposta è molto interessante perché prevede la messa in comune di beni e riserve auree, cioè di garanzie reali. Perché distingue tra emissioni di titoli per ripianare il debito e per rilanciare la crescita, che è nell'interesse di tutti. Perché c'è attesa sui mercati di titoli davvero europei, soprattutto da parte dei grandi investitori istituzionali come fondi pensione e assicurazioni. Infine perché una garanzia comune significherebbe la fine dei dubbi sulla sopravvivenza o meno della moneta unica», commenta la francese Sylvie Goulard, eurodeputata liberale e relatrice del parlamento proprio sugli eurobond. Il suo testo sarà discusso a Bruxelles il 3 settembre e dovrebbe trovare un vasto consenso, visto che l'europarlamento a più riprese si è pronunciato a favore della causa. Anche l'ex-premier belga Guy Verhofstadt, grande guru degli eurobond , vede tutti i vantaggi della proposta italiana che, sottolinea, è simile a quella avanzata da 5 economisti tedeschi. Preziosa sintonia. Bene la garanzia comune, credibile l'impatto da 3 miliardi, ottima la prospettiva di una discesa dei tassi medi al 3% contro il 5 attuale e il 2% che oggi pagano gli Stati Uniti.

«Il progetto è fattibile perché consente di dare vantaggi ai paesi della Tripla A, maggiori di quelli per i paesi in difficoltà per evitare di incentivarli a rallentare la riduzione del debito». Ma, aggiunge, il problema è tutto politico e tedesco. «Anche se qualcosa si muove in Germania, nella Spd come tra i liberali, difficilmente si prenderanno decisioni prima del settembre 2013 per paura di perdere le elezioni sfidando i malumori dell'opinione pubblica».

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