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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2012 alle ore 07:53.
L'ultima modifica è del 28 agosto 2012 alle ore 08:18.

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Basta il combinato effetto di queste due condizioni per escludere che la ripresa sia alle porte, ma non per la speculazione; questa può decidere di attaccare i Paesi deboli, magari non nell'immediato, ma dopo le elezioni americane, per evitare che la crisi dell'euro trascini quella del dollaro in una situazione politica interna agli Stati Uniti precaria che si ritorcerebbe contro la speculazione stessa. Salvo che il diavolo, nelle vesti della Corte costituzionale tedesca, non ci metta, come suol dirsi, la coda.

Poiché il mercato pare conscio di ciò, offre tempo a chi saprà coglierlo per evitare il peggio con un intervento straordinario che noi intravediamo nella rimodulazione delle condizioni del nostro debito pubblico a condizioni vantaggiose per i detentori. Esso nasce dalla fusione delle due proposte da noi avanzate, quella della cessione del patrimonio pubblico per rimborsare il debito e quella del consolidamento, al fine di rimuovere un ostacolo importante alla nostra crescita, mettendo a disposizione del Governo, chiunque esso sia, tempo e risorse per attuare serie proposte di politica economica.

In estrema sintesi, noi riteniamo che la scadenza di tutti i titoli pubblici italiani in circolazione si debba uniformare a 7 anni per consentire al Governo di legislatura di beneficiare degli effetti di una politica ben chiara e delineata, dimostrando al mercato nei fatti che essa è efficace per la ripresa e per il risanamento della finanza pubblica. Se si hanno dubbi sull'operazione da noi proposta, significa che li si hanno sugli effetti delle politiche praticate.

Se lo facesse, il Governo si renderebbe indipendente dall'assillo dei rinnovi e dagli alti oneri finanziari derivanti dall'incorporazione dello spread nella struttura del debito e del bilancio. La contropartita da concedere è il pagamento di una cedola pari al costo della vita più un 20% del saggio di crescita reale del Pil (se positivo), nonché la concessione di uno warrant che offra l'opzione al detentore di acquistare o di negoziare un diritto di acquisto su lotti di patrimonio pubblico in corso di cessione o valorizzazione.

Ciò consentirebbe di risparmiare intorno ai 40 miliardi di euro di interessi - oltre due punti e mezzo di Pil - da porre al servizio di una seria politica di detassazione, come noi preferiremmo, oppure di stimolo di specifici settori trainanti dell'economia. Dopo una iniziale reazione negativa, il mercato si renderebbe conto che l'operazione favorisce sia la sostenibilità del debito pubblico che la crescita economica, adesso asfissiate dalla morsa fiscale e da un'unione monetaria incapace di rafforzare la sua fragile architettura.

Abbiamo inviato al Governo attuale e ai segretari di Partito la nostra proposta con l'unico obiettivo di offrire un'alternativa all'attuale politica economica basata sullo stillicidio delle tasse e su una crescita inesistente ma promessa, che comporta il continuo annuncio di imprese in difficoltà e di licenziamenti.

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