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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2012 alle ore 08:48.

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Un'attrice coinvolta nella produzione, che ha mantenuto l'anonimato, ha precisato che gli attori erano stati attirati nel progetto con l'inganno: doveva essere una storia d'avventura ambientata nel deserto, "Desert Warrior", stando anche a una nota di casting apparsa nel 2009 sulla rivisa Backstage. Il contentuo anti-islamico, Maometto dipinto come un violento omosessuale molestatore di donne e bambini, sarebbe stato aggiunto dopo. Un comunicato diffuso a nome di attori e comparse ha a sua volta rivendicato completa ignoranza sul vero contenuto del filmato.
Ma grande incertezza - e con una posta in gioco ben più alta - oggi esiste anche sulle indagini sull'accaduto e la risposta americana in preparazione.

Gli Stati Uniti hanno inviato squadre speciali in Libia (da 50 a 200 marines del nucleo dipronto intervento antiterrosismo Fast) e due navi da guerra per ordine del Pentagono da ieri notte si stanno avvicinando alle coste del Paese. Il dibattito è però aperto sulle regole di un eventuale intervento o di una caccia agli assassini, al momento formalmente sotto l'egida delle forze libiche. Un diretto coinvolgimento statunitense in territorio libico potrebbe infiammare gli animi non soltanto in Libia, ma in tutto il Medio Oriente e il Nordafrica, dall'Egitto all'Afghanistan e a Gaza, dove le condanne del video offensivo non sono sate accompagnate, neppure a livello ufficiale, da altrettate esecrazioni dell'assassinio dei diplomatici americani.

Gli eventuali mandanti dell'operazione, da parte loro, per adesso sono rimasti in silenzio. Membri di milizie estremiste islamiche - l'organizzazione Ansar al-Sharia - hanno di sicuro preso parte all'assalto, ma hanno smentito l'esistenza di ordini dall'alto. Un ruolo di affiliate di Al Qaida è possibile, in rappresaglia all'uccisione di loro leader nei mesi scorsi da parte degli americani, ma anch'essa non trova per ora conferme nonostante la coincidenza con l'anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001 a New York. Altrettanto vera è l'esistenza di molti gruppi armati fuori dal controllo della autorità di Tripoli, che potrebbero aver colto l'occasione propizia per un attacco a un obiettivo americano di alto profilo.
L'unica certezza è che la politica estera e di sicurezza americana nell'intera regione è' diventata molto più drammatica e complessa.

L'amministrazione è sotto pressione da parte di deputati e senatori in Congresso per tagliare aiuti a governi di Paesi emersi dalla primavera araba quali la Libia e lo stesso Egitto, dove i Fratelli Musulmani sono al governo. La Casa Bianca ha in programma aiuti straordinari sul debito per un miliardo di dollari al Cairo. Si moltiplicano anche le richieste di un maggior coinvolgimento americano in Siria, per evitare che l'opposizione ad Assad sia dominata da fazioni islamiche.

Gli appelli sono stati resi tanto più forti dalla drammatica dinamica dell'assalto al consolato a Bengasi che ha lasciato sotto shock l'America: verso le dieci di sera ora locale di martedì, dopo una giornata di proteste contro il video incriminato iniziate al Cairo, è scattato l'attacco da parte di circa duecento persone, con al centro forse 40-80 militanti bene addestrati e armati di lanciarazzi e mortai. La debole presenza militare americana e libica al consolato è stata rapidamente sopraffatta e la palazzina principale messa letteralmente a ferro e fuoco in un barrage di proiettili e bombe. L'ambasciatore Chris Stevens è svanito nella confusione della battaglia, il suo cadavere riapparso ore dopo, all'1,30 di notte, in un ospedale locale. La morte sarebbe avvenuta per asfissia, nonostante i tentativi dei medici di rianimarlo per un'ora e mezza. Una seconda versione degli eventi, meno accreditata, vede invece i diplomatici americani colpiti e uccisi mentre un'auto cercava di portarli in salvo. Militari americani e libici sono riusciti in seguito a portare in salvo il resto del personale del consolato in una seconda palazzina poco distante, inseguiti però dagli assalitori che nel frattempo avevano ricevuto rinforzi. Soltanto dopo quattro ore e l'arrivo sul posto di altri militari libici l'attacco è cessato, permettendo il tragico bilancio delle vittime.

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