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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2012 alle ore 18:19.

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Cresce l'attesa per le sorti del ddl anticorruzione. Domani le commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato passeranno all'esame degli emendamenti. Tra quelli presentati, dopo quello già denominato "Salva Ruby", che lega il reato di concussione solo all'esistenza di un vantaggio patrimoniale, ne spunta un altro che potrebbe avvantaggiare i protagonisti del "Rubygate", perchè cambia di fatto la condotta del reato.

In pratica, l'emendamento Compagna-Gallone (Pdl) punta a cambiare la versione attuale (messa apunto dal guardasigilli) del nuovo reato di induzione indebita a dare o ricevere utilità sostituendo con «illecitamente» il termine «indebitamente», con due effetti, in caso assai remoto di approvazione: la condotta illecitamente dovrebbe essere determinata in modo più stringente, ma sopratutto potrebbero essere messi a rischio anche gli attuali processi per concussione in corso.

Da parte sua, in attesa di capire se gli emendamenti "Ruby" cambieranno o meno la storia del provvedimento, mettendo a rischio la sua approvazione entro al legislatura, il presidente del Senato, Renato Schifani, assicura tempi rapidi: «cercherò di dare un'accelerazione ai lavori in commissione. È una richiesta ormai unanime che viene dal Paese di dotare l'Italia di una nuova legge anticorruzione che dia anche una risposta immediata ed efficace ai fatti di corruzione che stanno scuotendo pesantemente l'opinione pubblica».

Alla vigilia dei lavori della commissione, la linea del Pd è sintetizzata dal responsabile giustizia Pd, Andrea Orlando, che cita gli ultimi dati di Legambiente sulla corruzione in Italia per sottolineare l'«emergenza economica e sociale» in atto: «non si può più temporeggiare, la legge contro la corruzione deve essere approvata subito. Ce lo chiede l'Europa e ce lo chiedono gli italiani». Per Orlando, «Non é il momento di proposte di modifiche che allungherebbero solo i tempi di approvazione. Per questo motivo chiediamo al governo di porre la fiducia sul ddl anticorruzione e ciascun partito si assumerà le proprie responsabilità davanti».

Più cauto il relatore Pdl della commissione Giustizia, Alberto Balboni, che conferma le richieste di modifica al testo in esame da sempre sostenute dal centrodestra - su traffico di influenze e corruzione tra privati – e respinge ogni richiesta di accelerazione: «come Senato, non possiamo accettare le richieste di approvazione a scatola chiusa del testo, anche perché ormai siamo in dirittura d'arrivo». L'importante è che la commissione, che conta di finire l'esame del ddl entro la metà di ottobre, non debba far fronte a troppi emendamenti: «mi auguro che i colleghi non esagerino, stravolgendo l'impianto del ddl con richieste di modifiche che non tocchino i punti controversi».

Che sono, ribadisce, il traffico di influenze (reato dai contorni troppo vaghi, per il Pdl, e quindi capace di dare un potere abnorme ai Pm; da qui, la richiesta di una tipizzazione più precisa) e la corruzione tra privati, per la quale il centrodestra chiede di legare la procedibilità alla querela di parte. Sullo sfondo, in una giornata che ha visto sollecitare una approvazione rapida del ddl anche il leader di Confindustria, Sergio Squinzi, ed il segretario generale Cgil, Susanna Camusso l'ipotesi - già circolata nelle ultime settimane e che si è rafforzata nelle ultime ore - di un maxi emendamento del Governo che porti al voto di fiducia tentando una mediazione che tenga conto almeno in parte delle richieste del Pdl. Tra gli aspetti che potrebbero cambiare, anche alla luce delle indicazioni degli studiosi presenti sabato scorso a Courmayeur al convegno su "Corruzione e Riciclaggio", proprio la corruzione tra privati. A via Arenula, stanno valutando se proporre una procedibilità a querela di parte che diventi d'ufficio quando il reato possa portare un danno alla tutela della concorrenza.

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