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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2012 alle ore 17:10.

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Il premier frena sulla possibilità di una sua lista alle elezioni («Lascerò ad altri il governo»), ipotesi che i leader di Fli e Udc, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, avevano messo sul piatto. Per lui è sceso in campo anche il presidente di Italia Futura, Luca Cordero di Montezemolo. Secondo il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, un Monti bis, «va benissimo», ma «con la legittimità del voto». Mentre il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, sottolinea che «quando le situazioni sono così gravi, tutti devono metterci la propria parte in sinergia con gli altri». Restano divisi al loro interno i partiti, Pdl e Pd soprattutto.

Scettico il segretario pidiellino, Angelino Alfano. Tra i favorevole più convinti ci sono Giuliano Cazzola, Isabella Bertolini, Sandro Bondi, Giuseppe Pisanu. Di parere diverso gli ex aennini, da Viviana Beccalossi, a Giorgia Meloni, Maurizio Gasparri, fino ad Altero Matteoli («Chi non si presenta davanti agli elettori non è legittimato a guidare il governo del Paese»). Nel Pdl tra i sostenitori di Monti ci sono soprattutto ex forzisti. Ma i vertici del partito non si sbilanciano, a partire dal segretario Angelino Alfano. Silvio Berlusconi guarderebbe però con qualche interesse alla possibilità di non ricandidarsi qualora si trovasse una figura capace di aggregare il polo dei moderati, mentre starebbe valutando il progetto di spacchettare il partito per poi federare le singole componenti in un nuovo contenitore.

Anche nel Pd non tutti valutano allo stesso modo l'ipotesi di un Monti bis: la maggior parte dei democratici si dice contraria, ma restano alcune voci discordanti. A partire da Giuseppe Fioroni, secondo il quale «serve il buon senso di costruire un ponte verso il futuro che veda insieme Monti, Bersani, i riformisti e i moderati». A invitare il partito ad «avere coraggio» e a sostenere un Monti bis è il senatore Pd Giorgio Tonini. Che resta tra i montiani più convinti, insieme a Paolo Gentiloni, Enrico Morando e Stefano Ceccanti.

Ma Stefano Fassina, responsabile economico del partito, a quella di Monti contrappone per il futuro «un'agenda progressista, contro l'avvitamento austerità-recessione-populismi che tanto male fa all'Europa». Pier Luigi Bersani ha detto «basta» a «scorciatoie e ricette italiche. La politica - ha sostenuto - deve tornare a essere credibile». Pure Matteo Renzi boccia l'ipotesi di un Monti bis. «Mi preoccupo - dice il sindaco di Firenze - che il Pd non vada verso un modello "riserva indiana". Le primarie sono proprio l'occasione per dare forza al centrosinistra, per evitare la grande coalizione». E Roberto Reggi, coordinatore della sua campagna elettorale, rincara la dose: «Attaccarsi a Monti serve per rimanere in pista. È una sorta di ultima spiaggia».

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