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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2012 alle ore 07:27.

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L'ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, Franco Fiorito, è da ieri a Regina Coeli. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita dalla Guardia di Finanza, è motivata dal gip con il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove, nonché di reiterazione del reato, perché Fiorito continua a «ricoprire la qualifica di pubblico ufficiale» e a «disporre del denaro pubblico».

A Fiorito, accusato di peculato, è contestata l'appropriazione di oltre 1 milione e 300mila euro (ma il denaro movimentato e oggetto di indagine ammonta a circa 6 milioni) dirottati dalle casse del Pdl al consiglio regionale sui suoi conti correnti (in Italia e all'estero), attraverso oltre 180 bonifici. Un fiume di denaro che l'ex capogruppo ha giustificato parlando di soldi dovuti in base alla scelta del gruppo di attribuirgli un'indennità doppia oltre a quella di cui già godeva (4.190 euro che la legge regionale attribuisce a ciascun consigliere per il rapporto eletto/elettore, ndr), in base alle sue due cariche di presidente di commissione e di capogruppo. Giustificazioni definite dal gip «pretestuose e illogiche», nonché «smentite dalla legge, dalla prassi e dai testimoni».
Per i magistrati la documentazione trovata nel tritacarte e nella pattumiera della abitazione di Fiorito a Roma, costituisce «la pistola fumante dell'azione di inquinamento probatorio». Il gip contesta a Fiorito di aver falsamente dichiarato nel corso della perquisizione del 14 settembre «che tutta la documentazione contabile del gruppo era ancora conservata negli uffici del consiglio regionale», mentre in realtà «era stata occultata e messa a disposizione dell'autorità giudiziaria solo in occasione del suo interrogatorio (il 19 settembre, ndr), dopo mirata cernita».

Tra gli esempi di depistaggio l'ordinanza cita la lettera del 18 luglio scritta per denunciare l'uso improprio dei fondi da parte dei consiglieri Pdl, proprio nel periodo in cui si registrava il «più massiccio trasferimento del denaro dal conto del gruppo Pdl a quelli personali dell'indagato». Una movimentazione che costituisce il «capitolo finale della preordinata azione di spoglio posta in essere fin dall'assunzione della carica».
Numerosi gli acquisti, finanziati con i soldi del gruppo, nel mirino degli inquirenti. Tra questi i 29mila euro pagati per una settimana di vacanze in Sardegna. Una caldaia per la villa al Circeo e una jeep da 33.500 euro comprata durante l'emergenza neve a Roma (il 13 febbraio scorso). Ma anche cravatte di seta, sciarpe e portadocumenti in pelle. I magistrati sospettano che la stessa villa al Circeo, acquistata per 800mila euro, sia stata pagata nella parte in contanti di 200mila euro con i fondi del partito.

Il gip inoltre accusa «Fiorito o suoi correi» di aver falsificato fatture per avviare una «campagna di fango» basata su «dossier riguardanti i suoi più diretti avversari politici nell'ambito del Gruppo consiliare e consegnarli agli organi di informazione».
L'ex capogruppo, che sarà interrogato dopodomani per l'interrogatorio di garanzia, si proclama innocente: «Non mi aspettavo l'arresto - dice - ero convinto e lo sono tuttora di aver chiarito ogni aspetto della vicenda». Poi attacca: «In carcere non credo che troverò gente peggiore di quella che ho frequentato in Regione e nel partito. Anzi».

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