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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2012 alle ore 17:19.

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Evangelos Venizelos e Antonis Samaras (Reuters)Evangelos Venizelos e Antonis Samaras (Reuters)

I due principali partiti politici in Grecia, quelli che si sono divisi il potere negli ultimi 38 anni dopo la caduta dei colonnelli del 1974, si trovano ad affrontare anche la loro personale crisi finanziaria. Nea Dimokratia del conservatore Antonis Samaras e il Pasok di Evangelos Venizelos, i due partiti chiave del governo di coalizione del paese, stanno per essere sopraffatti da debiti di oltre 200 milioni di euro - fanno filtrare ad arte i partiti d'opposizione - per un crollo dei finanziamenti statali causato dalla perdita di consensi nelle ultime elezioni.

I dati confermano che è la fine di un sistema politico che ha fatto della spesa pubblica senza controlli la soluzione di ogni conflitto sociale nella settimana decisiva che vede la presenza degli ispettori della troika (FMi-Ue-Bce) ad Atene. Di un sistema che non ha saputo contrastare i problemi del clientelismo e dell'evasione fiscale, anzi ne sono stati alla fine travolti portando il paese in bancarotta con un debito pari a cinque volte quello dell'Argentina.

In Grecia come in Italia e in altri paese europei il sistema politico è finanziato anche da fondi pubblici: i partiti che ricevono più voti ottengono più finanziamenti. Ma anche qui i greci sono stati finanziariamente creativi: basandosi su precedenti risultati al voto, i grandi partiti politici si sono "impegnati" come collaterali i futuri finanziamenti di Stato, mettendoli a garanzia di finanziamenti bancari. Insomma hanno fatto leverege, cioè leva finanziaria. Ma c'è un però. Nelle ultime elezioni di giugno il loro sostegno popolare è crollato, lasciandoli con grossi prestiti a fronte di finanziamenti molto più piccoli. Ai tradizionali elettori, sia di destra (ND) che di sinistra (Pasok), non è proprio piaciuto che i suoi vecchi e rassicuranti partiti della spesa facile si siano trasformati in quella della severa austerità. Così li hanno abbandonati.

Fonti bancarie – dice l'agenzia di stampa Reuters – che il partito conservatore Nea Dimokratia e il socialista Pasok ora devono un debito combinato di 232 milioni di euro verso le banche greche. Non solo. Alcuni dei prestiti hanno già saltato delle scadenze di pagamento. I debiti superano ovviamente di gran lunga i fondi pari a 37 milioni che i due partiti hanno ricevuto come finanziamento pubblico lo scorso anno - una cifra comunque destinata a diminuire. I debiti dei partiti sollevano ovviamente interrogativi circa potenziali conflitti di interesse, perché il governo Samaras è chiamato a riformare e ricapitalizzare il sistema finanziario greco. Atene è già in difficoltà ad attuare i tagli alla spesa e le riforme richieste dall'Unione Europea, Fondo monetario internazionale e la Banca centrale europea in cambio del salvataggio 130 miliardi di euro per tenere a galla la Grecia. I sindacati sono sul sentiero di guerra e hanno appena tenuto il terzo sciopero generale dell'anno e ne hanno programmato un altro per metà ottobre per protestare contro l'austerità.

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