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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2012 alle ore 17:19.

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Evangelos Venizelos e Antonis Samaras (Reuters)Evangelos Venizelos e Antonis Samaras (Reuters)

La parte del leone della torta dei finanziamenti statali, l'80 per cento, si divide tra i partiti che vincono seggi in parlamento, ognuno riceve importi proporzionali ai voti che ha ottenuto. Tale finanziamento non comprende il costo degli stipendi dei parlamentari e delle altre spese parlamentari, che si pagano a parte. La Grecia è tra i paesi più generosi della Ue verso i partiti politici. Ha fornito una media di 6,5 euro per elettore per anno tra il 2007 e il 2011 - il quarto finanziamento più alto in Europa dopo il Lussemburgo, Cipro e Finlandia, secondo Forologoumenos, un'associazione a difesa del contribuente greco che tiene sotto controllo la spesa pubblica sulla politica. «Attraverso altri provvedimenti, la Grecia spende tre volte l'importo speso dalla Germania ai partiti politici. Per gogni voto valido, Atene spende una media di 9,4 euro contro i 3,1 euro della Germania», dice Forologoumenos. Nel 2011 Nea Dimokratia, guidata da Antonis Samaras, ha ricevuto 16,9 milioni di euro e il PASOK, ora guidato da Evangelos Venizelos, 21,7 milioni di euro. Questo finanziamento statale è pari a circa il 75 per cento dei proventi di Nea Dimokratia, ha ammesso il partito anche se la percentuale varia di anno in anno. Il Pasok non ha voluto comunicare quanto dipende da fondi pubblici il suo bilancio.

Nel 2010, quando la crisi del debito della Grecia è esplosa e ha costretto Atene a cercare un salvataggio, il paese ha speso un totale di 65 milioni di euro per i partiti in un paese di appena 11 milioni di persone. La Germania, con una popolazione di più di sette volte più grande, 82 milioni di abitanti, limita il finanziamento statale dei partiti politici ad appena 150 milioni di euro. Una situazione paradossale che non mancherà di provocare dure critiche al Bundestag quando si dovrà decidere di un nuovo aiuto (il terzo) alla Grecia, oltre ai fondi per Cipro e la Spagna. Per il parlamentare tedesco Klaus-Peter Willsch, il generoso finanziamento statale in Grecia è emblematico del malessere finanziario del paese. «Questa mentalità egoista non finirà fino a quando la Grecia è finanziato dagli stati nella zona euro», ha detto recentemente. «Il fatto che i partiti greci ottengano tre volte tanto i finanziamenti per voto rispetto alla Germania è parte del problema». Willsch, membro dei cristiano democratici di Angela Merkel che siede nel potente comitato di bilancio del Bundestag, coerentemente ha votato contro i salvataggi greci. fortunatamente i socialdemocratici sono corsi in aiuto della Merkel.

Il deficit dei partiti
La Grecia non ha industrie né attività economiche di alto valore aggiunto. Ma quelle poche industrie presenti trovano difficoltà di finanziamento. Un discorso che non vale però per i partiti. Infatti anche con finanziamenti statali, i partiti greci hanno dovuto prendere in prestito soldi per colmare il deficit tra il loro entrate e le spese. Il principale finanziatore è stata la banca pubblica ATE Bank. Quest'anno Nea Dimokratia doveva ala banca ATE 105 milioni mentre il Pasok ne doveva 96 milioni, secondo fonti bancarie. Una fonte di alto livello nel Parlamento greco ha confermato tali importi. Separatamente, Piraeus Bank, la quarta banca più grande del paese, ha prestato la Nea Dimokratia 15 milioni di euro e al Pasok 6,5 milioni. Tre altre banche hanno elargito altri piccoli prestiti ai partiti. Un banchiere vicino al dossier ha detto che alcuni dei crediti «sono in sofferenza, sono cioè scaduti da oltre 90 giorni».

Pireo Bank nega invece qualsiasi problema. «I finanziamenti di Piraeus Bank ai partiti politici sono una piccola percentuale del totale. Sono stati dati a fronte di garanzie di finanziamenti statali. I prestiti sono regolarmente pagati», ha detto un portavoce di Pireus Bank all'agenzia Reuters. Alla fine di luglio, ATE ha dovuto essere salvata dal collasso, con parti della banca, compresi i prestiti ai partiti politici, presi in carico dalla rivale Piraeus Bank. A quel momento i prestiti ai partiti politici erano regolari, ha detto una fonte a ATE e un alto funzionario governativo. La Pireus Bank ha presentato recentemente una querela contro Reuters, chiedendo 50 milioni di euro di danni dopo che Reuters ha pubblicato un rapporto su una serie di transazioni immobiliari tra la banca e la società gestite dalla famiglia del suo presidente.

Un banchiere esperto della materia sui finanziamenti pubblici ai partiti ha suggerito di porre dei limiti «sulla percentuale di finanziamento statale che può essere accettato come garanzia collaterale e per quanti anni in futuro. In caso contrario, si dovrebbe essere dei maghi per sapere con certezza quale importo di fondi statali arriveranno davvero nelle casse dei partiti». I partiti sono già in difficoltà. Un ex membro del Pasok, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha detto che i pagamenti ai funzionari del partito sono già stati irregolare, dal settembre dello scorso anno. Neo Dimokratia invece ha chiarito che i i suoi funzionari sono sempre stati pagati in tempo. «Non dobbiamo un euro a nessun dipendente», ha detto il direttore generale Tsimaras. Tuttavia, ha aggiunto: «Le nostre fatture ai fornitori possono subire qualche ritardo». Un membro del Pasok ha ammesso nei giorni scorsi in via confidenziale che parte dei finanziamenti pubblici sono stati spesi male. Nel 2009, per esempio, il partito si è trasferito in una sede megagalattica in centro ad Atene dietro l'Università e con vista sul Partenone, una nuova sede dove è stata costruita addirittura una palestra completamente attrezzata con un personal trainer. «Ora il partito è una piccola formazione e i costi devono essere ridotti in proporzione. Dovremo cambiare sede e trasferirci in una più piccola», ha ammesso il membro del partito un tempo il primo del Paese.

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