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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2012 alle ore 17:07.

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Matteo Renzi può, infine, partecipare alle primarie. Il sì, prevedibile ma tutt'altro che scontato è arrivato dall'assemblea nazionale dei democratici che, dopo il via libera della commissione statuto (ieri), ha votato a larga maggioranza la sospensione - temporanea - delle norme secondo cui l'unico candidato Pd alle primarie dovrebbe essere il segretario.

Ma uno dei passaggi più importanti è stato quello legato agli emendamenti (ai tre documenti sulle primarie) presentati dagli anti- renziani, tra cui alcuni esponenti bindiani, popolari ma anche bersaniani. Che puntavano sull'irrigidimento delle regole, a partire dall'albo degli elettori e che insistevano in particolare sulla necessità di distinzione tra seggio e luogo in cui registrarsi per il voto. A loro Pier Luigi Bersani (nella replica all'assemblea) ha chiesto di fermarsi. Anche perché pure i renziani a quel punto hanno minacciato emendamenti di segno opposto. L'accordo in base al quale si era stabilito che nessuno avrebbe presentato richieste di correzoni ai documenti sulle primarie stava per saltare. Ma il segretario è riuscito a evitarlo.

Bersani ha dato la sua indicazione: «Fermarsi lì e discutere con gli altri contraenti» i diversi aspetti dell'organizzazione delle primarie. Alla fine l'assemblea ha dato mandato al segretario a definire il manifesto politico e programmatico della coalizione, a partire dalla carta d'intenti del Pd. E, con chi sottoscriverà il manifesto, saranno definite le regole sulla base delle linee indicate dall'assemblea: collaborazione piena e leale per tutta la legislatura con il candidato scelto dalle primarie, doppio turno se nessuno arriverà al 50% alla prima votazione, costituzione dell'albo degli elettori aperto dal 21° giorno prima del voto, rispetto reciproco tra competitors.
L'assemblea ha anche approvato il documento che regola l'accesso alle primarie per i concorrenti del Pd: prevista la sottoscrizione della candidatura da parte del 10% dell'assemblea o del 3% degli iscritti.

I renziani sono soddisfatti. E il sindaco di Firenze sottolinea: «Mi fido di Bersani», «dicono che non saranno fatte leggi ad personam e io ci credo». Il coordinatore della campagna Roberto Reggi ribadisce l'opportunità dell'assenza del sindaco all'assemblea: «Se fosse venuto rischiava di accentuare la personalizzazione dello scontro e questo non è giusto».
Anche Bersani, che è riuscito a evitare tranelli dell'ultima ora, tira finalmente un sospiro di sollievo. E si lascia andare al ricordo di quando con Katia Ricciarelli fece un duetto baritonale sull'aria Là ci darem la mano, con Renzi dice «faremo un duetto». Poi, torna riflessivo e aggiunge: «Siamo una cosa seria». L'assemblea di oggi? «È stato un capolavoro di democrazia».

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