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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2012 alle ore 21:24.

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Si è chiusa nel tardo pomeriggio la presentazione dei subemendamenti al ddl anticorruzione, centrati sui tre emendamenti presentati giovedì dal ministro della Giustizia Paola Severino: magistrati fuori ruolo, traffico di influenze illecite e corruzione fra privati. Poche sorprese dal fascicolo delle 57 nuove proposte dei gruppi: ricompaiono gli emendamenti "salva Ruby" targati Pdl e firmati da Luigi Compagna e che delimitano la concussione per induzione; e la cosiddetta norma "anti-Batman", primo firmatario Maurizio Gasparri, che dovrebbe rispondere ai casi analoghi allo scandalo dei fondi regionali del Lazio.

Molte le proposte sulla questione delle toghe fuori ruolo, da quelle del radicale Perduca che propone di ripristinare la "tagliola" dei 5 anni consecutivi introdotta alla Camera e dei dieci anni senza eccezioni, a quelle molto più articolate del Pd, che comunque aprono alle eccezioni al limite di dieci anni introdotte dal ministro, ma modulandole in modo diverso. Il Pd e l'Idv propongono anche interventi che vanno a innalzare le pene o a sospendere la prescrizione per alcuni delle fattispecie di reato toccate dal ddl.

Ma a sorpresa, sull'ultimo miglio, il ddl anticorruzione ha rischiato oggi di inciampare, e non in uno dei consueti contrasti interni alla maggioranza pro-Monti ma per una tensione tutta interna al Governo. Ad increspare le acque alla vigilia dello sprint in commissione che dovrebbe consentire al provvedimento di approdare nell'aula del Senato fin da mercoledì è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà: «Proporremo un vero e proprio commissario per l'anti-corruzione», spiega in una intervista, «scelto dal Governo ed eletto dal Parlamento con la maggioranza qualificata». L'emendamento è già pronto, «l'abbiamo elaborato e scritto Patroni Griffi ed io e tra poche ore lo consegneremo al ministro Severino».

Apriti cielo: salta sulla sedia la Guardasigilli, prossima al traguardo dopo mesi di faticose mediazioni. Ma soprattutto la prende male il collega di Governo Filippo Patroni Griffi, ministro della Pa, che diffonde una fulminea smentita: la questione è «reale», ha ammesso, ma in questo momento «la priorità assoluta» è la conclusione dell'iter parlamentare del disegno di legge mentre «di altre questioni si avrà modo di discutere in altri provvedimenti». In ambienti di palazzo Vidoni si ridimensiona l'intesa con Catricalà a un semplice pour parler di corridoio, ma il sottosegretario non ci sta a essere rimesso in riga in questo modo e diffonde una puntuta precisazione, nella quale spiega di aver «concordato parola per parola l'emendamento» con Patroni Griffi. Ma in ogni caso si accoda alla linea del rinvio: se l'idea del supercommissario «dovesse essere causa di ritardi, allora si può prevedere di inserirla nella legge di Stabilità».

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