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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2012 alle ore 15:55.

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Nella classifica del disonore, quella della corruzione percepita, l'Italia occupa il sessantanovesimo posto, alla pari con una disastrata repubblica centrafricana, il Ghana, e un poco raccomandabile paese balcanico, la Macedonia. Una posizione caratterizzata da «un aggravamento progressivo», quella individuata da Transparency international e citata nel Rapporto sulla corruzione realizzato dalla Commissione sulla prevenzione del fenomeno corruttivo, che «provoca la perdita del sedici per cento degli investimenti dall'estero». Pochi, nel "Libro bianco" sulla corruzione interna presentato oggi a Roma dai ministri Severino (Giustizia) Patroni Griffi (Pa) e Cancellieri (Interno), i parametri di valutazione che non segnino un peggioramento, a conferma della cronaca degli ultimi mesi.

Indici Trasparency, Belpaese tra i peggiori
Il «Corruption Perception Index» (CPI) si é attestato per l'Italia «a 3.9 contro il 6.9 della media Ocse, su una scala da 1 a 10, dove 10 individua l'assenza di corruzione». In particolare, per il biennio 2010-2011 i cittadini italiani ritengono che il «primato» spetti alla corruzione politica, seguita da quella del settore privato e della pubblica amministrazione. Un altro parametro, l'«Excess Perceived Corruption Index» (EPCI), formulato nell'ambito del Progetto integrità della Scuola superiore della pubblica amministrazione, misura quanto un Paese si discosta dai valori di corruzione attesi: l'Italia figura al penultimo posto nella classifica formata dai Paesi considerati da Transparency International, «battuta» solo dalla Grecia.

Controllo del fenomeno, Italia in coda nella Ue
Anche il «Rating of control of corruption» della banca mondiale colloca il nostro Paese agli ultimi posti in Europa, con un trend decisamente negativo negli ultimi anni. L'indice RCC va da 0 a 100, dove 100 indica l'assenza di corruzione: l'Italia é passata dal valore 82, rilevato nel 2000, ad un indice pari a 59 per il 2009.

Denunce in calo, finito l'effetto Tangentopoli
Sfiducia e pessimismo sul controllo e la repressione efficace del fenomeno si riflettono sui casi effettivamente denunciati seguiti da una condanna, dopo il "picco" del 1995 (tre anni dopo Tangentopoli"), che ha segnato 2.000 delitti e delle oltre 3.000 persone denunciate. Stando al "Libro bianco" del Governo, dai 311 casi di corruzione e concussione consumati nel 2009 si é passati ai 223 casi del 2010 (dunque, - 88 casi). E se 341 persone erano state condannate nel 2007, l'anno dopo si sono avute solo 295 condanne (-46). Notevolmente ridotto anche il numero delle persone denunciate: 1.821 nel 2009, 1.226 nel 2010 (- 595).

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