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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2012 alle ore 17:20.

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L'area dove sorgeva la Casa dello studente all'Aquila, con le foto degli otto ragazzi che morirono nel crollo del palazzo. (Ansa)L'area dove sorgeva la Casa dello studente all'Aquila, con le foto degli otto ragazzi che morirono nel crollo del palazzo. (Ansa)

Sei anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici per tutti gli imputati. Ritenuti colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. È questa la condanna inflitta dal giudice unico Marco Billi ai componenti della commissione grandi rischi, in carica nel 2009: avrebbero sottovalutato il pericolo e fornito informazioni «imprecise e incomplete», venendo meno ai loro doveri circa l'improbabilità di una forte scossa sismica che invece, devastante, si verificò alle 3,32 del 6 aprile. L'accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Fabio Picuti e Roberta D'Avolio, aveva chiesto quattro anni per i sette imputati.

Gli imputati erano: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi presidente dell'Ingv (Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia), Giulio Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro Dolce direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile. Insieme parteciparono alla riunione convocata appositamente dall'allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso per fare il punto della situazione e valutare le misure da mettere in atto in conseguenza dello sciame sismico che da giorni interessava la città.

«Sono avvilito, disperato. Pensavo di essere assolto. Ancora non capisco di cosa sono accusato». Così Enzo Boschi, ex presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha commentato a caldo la sentenza di condanna da parte del giudice del tribunale dell'Aquila. «È la morte del servizio prestato dai professori e dai professionisti allo Stato», ha commentato senza mezzi termini il commento alla sentenza del processo dell'Aquila da parte del fisico Luciano Maiani, attuale presidente della commissione Grandi rischi.

Il verbale redatto subito dopo la riunione del 31 marzo 2009 nel quale si riteneva poco probabile un forte terremoto è stato il centro di tutta l'indagine e di conseguenza del rinvio a giudizio in quanto secondo gli stessi pm sarebbe carente. In particolare si contestava «una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico». Insieme agli esposti era stato allegato diverso materiale, soprattutto interviste audio-video in cui i rappresentanti della Commissione invitavano la popolazione a stare tranquilla.

L'inchiesta aveva vissuto una prima svolta il 4 giugno del 2010, quando gli agenti della Sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato, in servizio presso la Procura della Repubblica dell'Aquila e quelli della Squadra mobile, della Questura, avevano notificato gli avvisi di garanzia agli indagati.

Altra data importante il 25 maggio del 2011 quando il Gup del Tribunale dell'Aquila, aveva deciso per i sette indagati il rinvio a giudizio. Prima udienza il 20 settembre 2011. Da quella data fino alle ultime battute del processo, hanno sfilato 275 testimoni tutti a raccontare davanti il gotha dei penalisti italiani, la settimana prima del terremoto, la loro paura, e cosa cambiò dopo le parole degli esperti sismologi, ingegneri, dirigenti della Protezione civile, che parteciparono alla riunione della Commissione Grandi Rischi, all'Aquila, il 31 marzo 2009, sei giorni prima del terremoto.

I primi dieci esposti presentati negli uffici della Procura della Repubblica dell'Aquila, risalgono al mese di ottobre del 2009 e a presentarli erano state persone che sono scampate alla morte la notte del 6 aprile o da parenti delle vittime che a seguito delle rassicurazioni provenienti da rappresentanti della politica e della Protezione civile, (tutti facenti parte della Commissione) erano rimasti nelle loro abitazioni che, invece, erano crollate a seguito della devastante scossa.

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