Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2012 alle ore 13:25.
L'ultima modifica è del 04 novembre 2012 alle ore 13:59.

My24

Il passaggio dal Gold standard, la "barbara reliquia", come l'aveva chiamata Keynes, al Dollar standard - basato sulla totale egemonia degli Stati Uniti, sia a livello istituzionale, con gli organismi usciti da Bretton Woods, sia a livello del commercio internazionale e delle transazioni finanziarie, dove il dollaro ha costituito la moneta di scambio e di valore delle materie prime a incominciare dal petrolio - ha provocato la sostituzione dell'oro al dollaro, come la riserva nei bilanci degli Stati che nel commercio internazionale ottenevano un surplus. Le riserve in dollari sono così servite ai copiosi investimenti stranieri che hanno concesso agli Stati Uniti, sostituendosi al risparmio interno, di sopperire all'enorme debito pubblico e di tenere estremamente bassi i tassi di interesse all'origine della bolla dei subprime.

Insomma, l'egemonia monetaria degli Stati Uniti e la vocazione della Fed a difendere il dollaro dalla svalutazione, hanno infilato l'economia americana in un paradosso: con vocazione egemonica internazionale, ma politica monetaria e finanziaria nazionale e perciò fallimentare in un sistema globalizzato, gli Stati Uniti risultano al tempo stesso, a livello mondiale il principale debitore e creditore di ultima istanza.Purtroppo l'agenda dei due candidati alle elezioni presidenziali non pare rendersi conto di questa necessità di rovesciamento dell'ordine economico monetario internazionale, anche se le dichiarazioni dello sfidante Mitt Romney sulle disuguaglianze interne e sulle riflessioni europee paiono pericolose.

La Cina, così come altri paesi asiatici, si trova in un'opposta, anche se collegata, situazione. Il deficit nella bilancia commerciale americana ha avuto come contropartita l'enorme riserva in dollari da parte della Cina e quindi l'ingresso di quei capitali stranieri a finanziare il deficit e provocare l'ulteriore aumento del debito americano, sicché in termini assoluti gli Stati Uniti sono oggi il maggior debitore nell'economia mondiale.

Ma se lo sviluppo cinese, dovuto anche al trasferimento di stabilimenti di molte multinazionali per godere degli inferiori costi del lavoro in quel Paese, può superare nel prossimo decennio l'economia americana, la moneta di riserva in dollari può creare dipendenza e serie difficoltà anche in Cina, che potrebbe essere la prima vittima del paradosso americano. Già altra volta ho ricordato come nel 2009 il Governatore della Banca Centrale cinese, Zhou Xiaochuan, avesse proposto di sostituire il dollaro con una moneta di riserva internazionale e mezzo di pagamento nei commerci e nelle transazioni finanziarie, per garantire la stabilità finanziaria globale e facilitare la crescita economica mondiale. Non è questa in fondo la proposta della super moneta internazionale di Keynes, il famoso "Bancor", rifiutata dagli americani?

La situazione europea, con una moneta unica, senza Governo e politica economica monetaria e fiscale unitaria, rimane vittima per l'imposta parità di bilancio di una politica di austerità che aumenta depressione, disoccupazione, povertà e intollerabili disuguaglianze. La stessa democrazia è impietosamente minacciata.

E dunque, come ho più volte sostenuto, solo da un'autentica federazione democratica europea può venire la risposta alla crisi. La sovranità degli Stati - nazione nell'economia globalizzata, se non vogliono che essa sia usurpata dal Leviatano finanziario anonimo ma antidemocratico, può essere solo trasferita e condivisa democraticamente a livello europeo. L'ipotesi pare ora confortata dalla proposta di undici Ministri degli Esteri europei, guidati dal tedesco Guido Westerwelle per una riforma costituzionale che preveda l'elezione a suffragio universale del Presidente della Commissione europea. La sovranità dei cittadini europei non sarebbe così usurpata dall'anonimo Leviatano finanziario, bensì trasferita in parte alla "loro" Europa, ponendo questa necessariamente al centro delle politiche attuali di questo periodo storico. Sarebbe questo il salto di qualità per arrivare ad una politica economica globale con autorità sovranazionali che governino anche una moneta mondiale sovranazionale.

L'alternativa al dissesto economico e politico globalizzato è ancora una volta sostituita dall'ipotesi dello Ius cosmopoliticum di Kant e di una comunità sovranazionale creata dalla cooperazione istituzionale dei vari Stati, ben tracciata anche recentemente da Jürgen Habermas nel passaggio dalla comunità internazionale alla comunità cosmopolita. Sia l'Onu, sia le istituzioni economiche (Banca Mondiale, Fmi e Wto) uscite da Bretton Woods devono essere riformate su basi di solidarietà e di federalismo mondiale, poiché è venuta meno l'egemonia americana, sicché la soluzione globale può oggi venire solo dalla solidarietà cosmopolita che risolva i problemi della globalizzazione e nello stesso tempo, nel modo migliore per l'umanità, il dilemma del prigioniero. Se fu possibile alla fine della seconda guerra mondiale, perché non deve essere possibile anche oggi?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi