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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2012 alle ore 16:26.

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La Guardia di Finanza è andata ad ascoltare testimoni e cercare prove, nella sede nazionale del Pd e in quella romana della Regione Emilia Romagna, sulla veridicità delle dichiarazioni di Zoia Veronesi, la segretaria storica di Pierluigi Bersani indagata per truffa aggravata. «Non è stata una perquisizione – ha voluto precisare il portavoce della Procura di Bologna, il sostituto, Valter Giovannini – ma di verificare ciò che la stessa Zoia Veronesi aveva dichiarato durante l'interrogatorio».

L'interrogatorio in questione era durato 4 ore lo scorso 26 ottobre. A poco più di una settimana di distanza ecco dunque le Fiamme gialle entrare laddove Veronesi, che all'epoca dei fatti che le vengono contestati era dipendente della Regione, svolgeva il proprio lavoro. Un lavoro di cui, secondo le ipotesi del Pm Giuseppe di Giorgio incaricato delle indagini, non c'è però traccia. L'accusa di truffa aggravata mossa alla segretaria di Pierluigi Bersani si basa proprio sull'assenza di riscontri circa lo svolgimento delle mansioni (dirigenziali) a cui Veronesi era addetta: tenere i rapporti tra la Regione e l'amministrazione centrale.

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