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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2012 alle ore 11:30.

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Dopo la Corte costituzionale tedesca, che a settembre avevva già dato il suo atteso benestare, anche la Corte di giustizia europea dice sì all'Esm, l'«European Stability Mechanism». Dando torto ad un deputato irlandese, cui si deve il ricorso alla giustizia comunitaria, i giudici di Lussemburgo hanno stabilito oggi che la scelta di aggiungere (con procedure di revisione semplificata attivata dal Consiglio Ue nel marzo 2011) una nuova disposizione al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea per disciplinare un meccanismo di stabilità della zona euro - il cosiddetto "Fondo Salva Stati" - è pienamente legittima e in linea con il Trattato Ue.

Procedura semplificata pienamente legittima
Per i giudici comunitari, la decisione semplificata del Consiglio Ue 2011/199 che ha portato all'Esm (poi istituito con Trattato ad hoc nel febbraio 2012 e la cui entrata in vigore è fissata per il 1° gennaio 2013) non può essere censurato perché non estende le competenze attribuite all'Unione europea dai Trattati istitutivi siglati dai paesi membri ma si applica alle sole politiche interne all'Unione né sconfina nella competenza esclusiva riconosciuta alla stessa Unione nel settore della politica monetaria il cui obiettivo è il mantenimento della stabilità dei prezzi. In altre parole, il Mes rappresenta un nuovo strumento complementare nell'ambito della politica economica, con l'obiettivo di ridurre al minimo il rischio di crisi del debito sovrano.

Strumento di politica economica con "paletti" ben precisi
Esm Non solo: il "Fondo Salva Stati" - sottolinea la sentenza nella causa C-370/12 promossa dalla Giustizia irlandese su ricorso del deputato Thomas Pringle - punta a garantire la stabilità dell'area euro nel suo complesso, e mobilizza risorse a sostegno dei membri che si trovino in grave situazione finanziaria solo a precise condizioni. La capacità massima di concedere prestiti è poi fissata inizialmente a 500 miliardi di euro, subordinate alla sottoscrizione di un rigoroso programma di correzioni macroeconomiche e di rispetto pieno delle condizioni di ammissibilità stabilite dall'Unione.

Giusto il ricorso italiano su concorsi Ue e trilinguismo
Sempre oggi, con un'altra sentenza, la Corte di giustizia Ue ha dato ragione all'Italia sul fatto che «la pubblicazione in tre lingue dei bandi di concorso UE e l'obbligo di sostenere le prove di selezione in una di queste tre lingue, costituiscono una discriminazione fondata sulla lingua». La sentenza sul ricorso presentato dall'Italia é stata pronunciata questa mattina, senza però che i risultati dei concorsi già effettuati siano rimessi in discussione.

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