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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2012 alle ore 08:12.

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José Manuel Barroso (Ap / LaPresse)José Manuel Barroso (Ap / LaPresse)

BRUXELLES - A pochi giorni da una serie di cruciali vertici europei, il presidente della Commissione José Manuel Barroso, 56 anni, coglie l'occasione di questa intervista al Sole 24 Ore per tratteggiare le prossime sfide dell'Unione, e annunciare nuova flessibilità nel calcolare gli investimenti pubblici nei bilanci nazionali. Per l'Italia, che su questo aspetto aveva dato battaglia, è un successo.

Presidente, lei sta per recarsi a Oslo per ricevere il Premio Nobel per la Pace attribuito all'Unione Europea. Sarà accompagnato dal presidente del Consiglio Herman Van Rompuy e dal presidente del Parlamento Martin Schulz. Per l'Europa, è più un riconoscimento per il passato o un incoraggiamento per il futuro?
È certamente un riconoscimento per il più importante traguardo nella storia della cooperazione transnazionale. L'esperimento europeo è unico per il modo in cui ha creato istituzioni sovranazionali che vanno oltre lo stato-nazione. Ha consentito la pace e la riconciliazione dopo la guerra, unendo sei Paesi, poi saliti a 27 (a breve 28 con l'arrivo della Croazia), intorno a valori forti quali la pace, la libertà, la democrazia. In altre regioni del mondo, anche in quelle segnate da forme estreme di nazionalismo, l'Unione Europea è un modello. Il premio è anche un incoraggiamento per il futuro, in un momento in cui la crisi economica provoca dubbi sul futuro dell'integrazione europea.

Alla cerimonia ci saranno i presidenti di tre istituzioni europee ma solo 18 capi di stato e di governo su 27. L'effetto ottico non è quello della disunione?
No. Commissione, Consiglio e Parlamento sono le tre istituzioni sovranazionali che rappresentano le nostre democrazie nazionali e la stessa Unione. Alcuni leader nazionali vogliono partecipare alla cerimonia di premiazione. Altri non lo possono fare. Rispetto pienamente ambedue le scelte.

A proposito di scelte: la settimana prossima i governi cercheranno di trovare un accordo sul trasferimento della vigilanza bancaria dagli Stati membri alla Banca centrale europea, un tassello indispensabile per rafforzare l'integrazione della zona euro. È ottimista?
Un accordo è cruciale per la credibilità dell'Unione. Mi auguro che ci sia un'intesa politica all'Ecofin del 12 dicembre o altrimenti al Consiglio europeo del 13-14. Esorto tutti i governi a cercare un accordo. Purtroppo non tutti i Paesi avvertono lo stesso senso di urgenza. I mercati sono più calmi che nel recente passato, ma sarebbe un errore pensare che non abbiamo più bisogno di una unione bancaria. Dobbiamo mostrare che siamo seri e che rispettiamo gli impegni presi. Stiamo lavorando perché un compromesso sia possibile.

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