Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2012 alle ore 16:46.

My24
Due blindati Lince lungo la linea di demarcazione. (Foto di Mauro Montaquila della Brigata Friuli)Due blindati Lince lungo la linea di demarcazione. (Foto di Mauro Montaquila della Brigata Friuli)

Progetti infrastrutturali o semplici generatori, cure mediche e scuole. L'Unifil ha un bilancio per il Simic di 500mila dollari l'anno. Ma ogni contingente ha anche le sue disponibilità. I coreani del Sud, geograficamente ed economicamente più lontani dalla crisi europea, nel loro settore spendono un milione e 600mila dollari; gli italiani 800mila euro, confermati anche per il 2013. E' la cifra più bassa dal 2007 (nel 2009, la più alta, fu di 1,6 milioni di euro).

I soldi sono del ministero della Difesa che ha indicato le priorità dell'aiuto italiano: agricoltura, educazione, supporto alla governance locale, acqua. Il densaro è italiano ma si assoldano rigorosamente imprese e manodopera locali. Col tempo Unifil è diventato il principale datore di lavoro nel Sud del Libano, diventando parte di quello che gli americani chiamano "social fabric", il tessuto sociale della regione.

"Un giorno Unifil arriverà alla seconda fase della sua missione: il definitivo consolidamento delle forze armate libanesi con una nostra partecipazione quasi trascurabile", riflette il generale Bettelli, comandante della brigata Friuli e del settore Ovest. "Forse un giorno raggiungeremo anche la terza fase, il ritiro dei caschi blu".

E' un augurio sul quale Antonio Bettelli non si sbilancia proponendo date: neanche a Gerusalemme e a Beirut ci proverebbero. Ma i suoi uomini ci stanno lavorando sopra, soprattutto gli sminatori che non solo scoprono e disinnescano ordigni: pazientemente, un metro dopo l'altro, e un "blue pillar" dopo l'altro, definiscono per la prima volta una frontiera evanescente da circa 90 anni.

Le cose funzionano così. Dalla strada in territorio libanese che costeggia la linea di demarcazione al confine vero e proprio, c'è una fascia di boscaglia infestata di mine. A ogni determinata distanza, dalla strada lo sminatore crea uno stretto corridoio senza le mine in direzione della linea di demarcazione: la Blue Line, nipote della frontiera fra i mandati francese e inglese del 1923, e figlia delle correzioni, delle rivendicazioni e dei conflitti avvenuti da allora a oggi.

Quando lo sminatore arriva alla Blue Line, Unifil propone il punto raggiunto come definitivo della Blue Line, per poter indicare la traiettoria per definire quello successivo che, di nuovo, lo sminatore raggiungerà creando un altro corridoio senza ordigni.

Israeliani e libanesi verificano che il punto sia compatibile con le loro mappe, a volta si studiano anche i satelliti. Se il margine di differenza è inferiore al mezzo metro è probabile che i due nemici accettino di essere d'accordo. Solo in quel momento viene finalmente piantato un "blue pillar". Niente di retorico: è solo un bidone di benzina nel quale è infilato un palo, al quale all'estremo opposto viene fissato un secondo bidone. Asta e barili sono pitturati dello stesso punto di azzurro dei caschi blu dell'Onu.

Ci sono monumenti migliori per segnare la Storia. I romani usavano le pietre miliari. Ma il problema non è estetico. Gli sminatori italiani e i "blue pillar", metro dopo l'altro e mina dopo l'altra, disegnano una speranza. "Un giorno tutti questi punti diventeranno una frontiera vera", dice ancora Antonio Bettelli. I generali sono persone concrete: se sperano è perché hanno qualche certezza.

Shopping24

Dai nostri archivi