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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2012 alle ore 08:05.

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Mario Monti li incontra in mattinata a Palazzo Chigi. Ci sono Pier Ferdinando Casini, Luca Cordero di Montezemolo e il ministro Andrea Riccardi. Un incontro voluto dai "montiani" per chiedere al premier se – e come – ha intenzione di impegnarsi nelle prossime elezioni.

Più concretamente, la richiesta è stata quella di «mettere la sua faccia in campagna elettorale» anche perché l'offensiva berlusconiana rischia di recuperare quei voti in libera uscita dal centro-destra molto preziosi per il centro. Il Professore non ha sciolto del tutto la riserva ma ha precisato quali sono le sue condizioni: lancerà prima una sua agenda, una sorta di manifesto programmatico, poi vedrà quali partiti e quante personalità (possibilmente bipartisan) raccoglieranno il suo appello e solo dopo deciderà le modalità del suo impegno. Il premier non sarà neppure indifferente all'effetto che il suo annuncio farà sugli italiani e quindi sui sondaggi. Sulla base delle valutazioni su adesioni e "gradimento" definirà il suo coinvolgimento in campagna elettorale e se ci sarà una lista unica con il suo nome o una federazione di liste che si richiameranno a lui.

Nell'incontro di ieri mattina a Palazzo Chigi, per la verità, sia Casini che Montezemolo hanno espresso al premier la loro preoccupazione rispetto a un impegno troppo "soft" del premier che rischia di non far decollare le liste o la lista, come testimoniano anche le opinioni di autorevoli sondaggisti ascoltati in questi giorni. Rispetto a queste preoccupazioni, Monti non ha voluto promettere nulla di più che un percorso chiaro nel quale è fissato solo il prossimo passo mentre gli altri saranno conseguenti alle sue valutazioni. L'annuncio comunque arriverà nel week end: la data più probabile sembra sabato, giorno nel quale dovrebbe essere approvata la legge di stabilità e quindi ci saranno le sue dimissioni. Subito dopo terrà la tradizionale conferenza stampa di fine anno (inizialmente prevista per domani ma che slitterà) nella quale farà il suo annuncio.

Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, al momento resiste l'ipotesi di fare una lista unica al Senato e quattro liste alla Camera perché alcuni – come i montezemoliani – non vogliono liste "miste" tra società civile e "vecchia" politica. Proprio il fondatore di Italia Futura, dopo l'incontro con Monti – sul sito puoicontarci.org – ha fatto partire la raccolta delle firme per la lista Montezemolo-Riccardi. Una mossa che alcuni hanno interpretato come un via libera che sarebbe arrivato anche da Monti. «Il premier deve ancora decidere ma non perché è indeciso ma perché rispetta le regole istituzionali», diceva Casini dopo il vertice.
Più preciso rispetto al suo impegno politico è stato il ministro Andrea Riccardi. «Monti sente che l'opera di cambiamento è incompiuta. Sono convinto che parlerà della sua agenda e del programma di riforma del paese per uscire dalla crisi». Ma le cose più interessanti Riccardi le dice rispetto alle alleanze: chiusura totale con Berlusconi, spiraglio a Bersani ma solo sul dopo-voto. «Se correremo, non sarà per essere l'aiutino di nessuno. Noi corriamo, se correremo, per far vincere una politica diversa. Se avessi voluto entrare in un governo Bersani, non avrei lavorato a quello a cui ho lavorato».

L'unica prospettiva che lo avvicina al Pd è quella dell'unità nazionale. «Bersani potrebbe anche entrare in un governo di unità nazionale, vedremo quale sarà il risultato delle elezioni». L'ultimo annuncio è sul fatto che non si candiderà. «Non entrerò più in Parlamento, ma resterò nelle piazze», dice Riccardi mentre – all'opposto – il presidente delle Acli, Andrea Olivero, ha dato le sue dimissioni per correre. «Il mio percorso personale mi porta ad assumere il rischio di un impegno diretto in politica». Infine, il chiarimento di Gianfranco Fini che dice di non aver partecipato alla riunione a Palazzo Chigi per «motivi di opportunità istituzionale». In realtà le resistenze alla sua lista sono molte e c'è un chiaro veto su alcuni nomi di Fli.

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