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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2012 alle ore 18:14.

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Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i marò italiani trattenuti in India dal febbraio scorso (LaPresse)Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i marò italiani trattenuti in India dal febbraio scorso (LaPresse)

Dopo due giorni di esitazioni e rinvii l’Alta Corte del Kerala ha detto si. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone potranno lasciare Kochi per trascorrere in Italia le festività natalizie e rientrare in India entro il 10 gennaio. Un ritorno per il quale il governo italiano si è impegnato formalmente accettando le condizioni poste dal tribunale indiano, che includono il divieto per i due militari di uscire dall’Italia durante il periodo di permesso e una cauzione elevatissima, 60 milioni di rupie pari a 828 mila euro.

La notizia è stata accolta con entusiasmo in Italia. Tutte le forze politiche hanno espresso soddisfazione auspicando anche una rapida soluzione della questione della giurisdizione circa la quale si attende da mesi un verdetto della Corte Suprema di Nuova Delhi, ora previsto per gennaio. «Soddisfazione» è stata espressa anche da Michael Mann, il portavoce dell'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Catherine Ashton, il cui ruolo nella vicenda resterà legato al comunicato nel quale definiva Latorre e Girone due «guardie private».

Il permesso natalizio concesso dalla Corte del Kerala ai due miliatri italiano «possiamo considerarlo un messaggio positivo dell'India» sostiene Angela Del Vecchio, docente di diritto internazionale alla Luiss Guido Carli di Roma. «Non ne avevamo assolutamente diritto. È una cosa veramente fuori dal comune e da considerare positivamente».

Non tutte le condizioni poste dagli indiani sono state chiarite. Il tribunale del Kerala  pretende che le autorità italiane forniscano al Commissariato di polizia di Kochi gli indirizzi delle abitazioni di Latorre e Girone, i loro numeri di cellulare e i dettagli dei movimenti che prevedono di effettuare una volta giunti in Italia, dove però la polizia indiana non ha nessuna giurisdizione e a nessun titolo potrà sorvegliare i movimenti o le comunicazioni dei due fucilieri.

L’impegno dell’Italia a farli rientrare in India potrebbe inoltre prestarsi a strumentalizzazioni da parte di Nuova Delhi, che potrebbe riconoscervi un implicito riconoscimento della giurisdizione indiana sul caso. Come accadde con gli indennizzi pagati dall’Italia alle famiglie dei due pescatori morti e al proprietario del peschereccio Saint Antony. Effettuati come “gesto umanitario” e per impedire che cause civili si aggiungessero al processo penale, vennero successivamente strumentalizzati in tribunale e interpretati dall’accusa come ammissioni di colpa.

Il procuratore generale del Kerala, Asaf Ali, si era opposto alla licenza natalizia sottolineando che la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta per omicidio sui due militari che rende «plausibile che un magistrato italiano ne disponga il fermo e quindi la proibizione di tornare in India».

La giustizia italiana avrebbe quindi il dovere di fermare Latorre e Girone una volta messo piede in Italia e, in teoria, le assicurazioni del Governo all’India affinché questo non accada potrebbero risultare come una  limitazione dell’autonomia della magistratura che, in Italia come in India, è istituzionalmente indipendente dal potere politico.

La rinuncia della procura di Roma a fermare Latorre e Girone suonerebbe come un’implicita legittimazione della giurisdizione indiana sulla vicenda. Se invece l’autorità giudiziaria fermasse i due militari impedendone il ritorno a Kochi si aprirebbe un aspro contenzioso tra Roma e Nuova Delhi. 

Intanto c’è già chi pensa a trovare il modo per non farli più tornare in Kerala come la senatrice Adriana Poli Bortone, presidente di Grande Sud, che propone «di candidarli alle prossime elezioni politiche» perché «una volta eletti avrebbero il passaporto diplomatico e non potrebbero essere processati in India». 

Le famiglie dei due pescatori uccisi il 15 febbraio scorso hanno invece criticato la decisione di concedere a Latorre e Girone il permesso i tornare in Italia. «È una decisione ingiusta, qui versiamo ancora lacrime per la loro morte. Ci hanno dato un risarcimento, ma il denaro non potrebbe mai sostituire mio figlio», ha affermato la madre di uno dei pescatori morti all'emittente Ndtv. La moglie del secondo pescatore è certa che i due militari italiani non rientreranno in India. «Siamo molto sicuri che non torneranno, ma Dio non li risparmierà».

 

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