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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2013 alle ore 19:27.
L'ultima modifica è del 08 gennaio 2013 alle ore 15:10.

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Ue, l'Imu non ha impatto sulle disuguaglianze e peggiore la situazione delle famiglie povereUe, l'Imu non ha impatto sulle disuguaglianze e peggiore la situazione delle famiglie povere

Dopo i colpi da campagna elettorale, sull'Imu arriva una bordata ancora più pesante: a renderla tale è il mittente, la stessa Unione europea nel cui nome sono state compiute le difficili scelte fiscali del 2012 che proprio nell'imposta sul mattone trovano il loro pilastro centrale. Anche se, come precisa in serata il portavoce del commissario Ue agli Affari sociali Laszlo Andor, l'Imu non è sul banco degli imputati per il «rischio povertà» evocato dal Rapporto, che in quel punto si riferiva alla vecchia Ici per riferire che nel 2006 il suo impatto «è stato molto lieve e molto minore della tassa sulla proprietà del Regno Unito».

Che cosa dice il rapporto Ue
«L'Imu deve essere modificata per renderla più equa e per conferirle un effetto redistributivo», scrive il Rapporto Ue 2012 su Occupazione e sviluppi sociali. La nascita dell'Imu, ricorda il rapporto, è avvenuta «a seguito di raccomandazioni sulla riduzione di un trattamento fiscale favorevole per le abitazioni», anche in considerazione del fatto che le tasse sulla proprietà presentano «un effetto distorsivo relativamente basso e un basso tasso di evasione».

Un conto, però, erano le raccomandazioni, altro conto si è rivelata la loro traduzione pratica, al punto che il Rapporto parla apertamente di «possibili miglioramenti» dell'imposta. Il problema è quello di rendere l'imposizione progressiva e legata al reale valore dell'immobile, ed è noto allo stesso Governo che infatti aveva dedicato alla riforma del Catasto uno dei capitoli chiave della delega fiscale naufragata in un Parlamento ormai invaso dai venti elettorali. La moltiplicazione lineare dei vecchi valori catastali, con i nuovi moltiplicatori che hanno aumentato del 60% la base imponibile rispetto alla vecchia Ici, hanno infatti finito per ingigantire le distorsioni nate dal fatto che i numeri del Fisco si sono disinteressati dell'evoluzione del mercato nei decenni.

Il risultato finale varia di conseguenza da città a città, e da quartiere a quartiere, in base alla casualità dell'intreccio fra prezzi di mercato e valori catastali. Un'analisi sulla stessa tipologia di immobile in zone equivalenti di diverse città arriva a mostrare paradossi eclatanti, come il fatto che un negozio a Latina può arrivare ad avere una base imponibile tripla rispetto allo stesso negozio a Venezia, città che invece primeggia a livello nazionale per i valori fiscali delle abitazioni.

Un trilocale in semicentro a Savona, per il Catasto, può valere il doppio dello stesso immobile a Milano, mentre un appartamento a Verona mostra una base imponibile più che doppia rispetto a Reggio Emilia, mentre i due mercati sono sostanzialmente analoghi. Ma differenze enormi possono coesistere nella stessa città, perché una casa nuova in periferia, che naturalmente ha una rendita aggiornata in quanto attribuita al momento della costruzione, secondo il Fisco può valere molto di più di un immobile di lusso in centro, i cui parametri catastali risalgono a decenni fa.

Tutte queste distorsioni hanno ricadute dirette sul mercato degli affitti, perché nelle città in cui il mercato è sgonfio ma i valori catastali sono alti le imposte possono assorbire fino al 70-80% dell'entrata, mentre in altri centri i bilanci pubblici "si accontentano" di chiedere il 50 per cento, senza che queste differenze abbiano un qualsiasi riscontro sulla reale situazione patrimoniale e reddituale del contribuente.

In questo modo, si macchiano anche gli effetti positivi del meccanismo disegnato nel dicembre 2011, che tra l'altro distingue in modo significativo il carico tra abitazione principale e altri immobili, e c'è il rischio che il suo impatto arrivi «ad aumentare leggermente la povertà in Italia». I valutatori di Bruxelles trovano però qualche altro meccanismo da correggere: il suggerimento è quello di introdurre deduzioni non basate sul reddito ma sul valore, dunque più in linea con l'impostazione di una tassa sulla proprietà, e di migliorare la definizione di abitazione principale.

La replica di Monti
Il premier Mario Monti ha contestato che l'Ue abbia criticato l'Imu e, intervistato a Tgcom24, ha messo «nella prospettiva giusta questa clamorosa notizia». «In un rapporto semiapprofondito - spiega - si può trovare di tutto: prendo la frase essenziale che dice che la nuova tassa sulla proprietà immobiliare introdotta nel 2012 a seguito delle raccomandazioni dell'Ue sulla necessità di ridurre il trattamento fiscale favorevole per le abitazioni e basata sul fatto che le tasse sulle proprietà immobiliari hanno effetti di distorsione bassi, sono colpite da minore evasione, l'Ue prende atto che l'Italia ha fatto ciò che l'Ue le ha domandato. Poi apprezza alcuni aspetti della specifica Imu adottata, il fatto cioè che siano stati introdotti alcuni aspetti di equità e poi dice che altri aspetti potrebbero migliorare come l'aumento della progressività. Così abbiamo messo nella prospettiva giusta questa clamorosa notizia».

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