Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2013 alle ore 14:10.

My24

TORINO. Annunci strabilianti sul lavoro in questo tour piemontese del week end? «Ma guardi io sono convinto che a forza di promesse e favole mirabolanti la gente si è stufata. Prima la restituzione dell'Imu, poi i quattro milioni di posti di lavoro... Sembra una corsa a chi la spara più grossa. Noi restiamo cauti». Pier Luigi Bersani, a Fiumicino, sta per prendere il volo per Malpensa e in serata sarà a Torino per partecipare all'incontro di due giorni con i progressisti europei.

Il segretario del Pd appare ottimista. Fa notare che le tante promesse lasciano il tempo che trovano mentre le idee buone (e cita i bond per ripagare i debiti della Pa verso le imprese, progetto subito apprezzato dal direttore generale di Confindustria Marcella Panucci) mettono radici e danno frutti. Ha appena letto i risultati del sondaggio di Roberto D'Alimonte
sul Sole 24 Ore che danno una distanza di quasi 7 punti tra il suo centrosinistra e il centrodestra di Silvio Berlusconi.

La rimonta c'è, certo, ma il sorpasso di cui parla il Cavaliere appare ancora un miraggio. «Per me la rimonta non è una sorpresa, stiamo parlando di un partito che era al 35 per cento e di colpo era sceso al 18... Chiaro che c'è tutta una fetta di elettorato di centrodestra deluso che con l'inasprirsi della campagna elettorale e a forza di sentir parlare di comunisti è tornato». Insomma, un recupero fisiologico quello di Berlusconi, ma che mai arriverà al sorpasso.

Piuttosto Bersani sembra preoccupato da Grillo. «Questa storia del Movimento 5 Stelle in calo mi sembrava strana e non ci ho mai creduto, non è che se non se ne parla Grillo scompare». E un successo più ampio del previsto di M5S alle urne potrebbe anche spostare qualche regione. Gli occhi sono puntati sulla Lombardia e la Sicilia, dove i giochi sembrano ancora aperti. Ecco, c'è appunto il problema del Senato, lì è molto probabile che il centrosinistra non ce la faccia da solo a prendere la maggioranza. Una situazione che ricorda molto da vicino il 2006, con il Cavaliere in sorprendente rimonta fino a consegnare a Romani Prodi un Senato ingovernabile senza i voti dei senatori a vita. «Ma allora - nota Bersani - dall'altra parte c'era solo Berlusconi. Ora c'è un centro moderato di qualche consistenza».

Dunque la strada è obbligata. Alleanza di governo con Mario Montie i centristi. «La verità è che questa qui sarà l'unica area di governabilità in mezzo a un mare di non si sa che cosa», dice Bersani pensando ancora al "populista" Grillo.

E Nichi Vendola, non sarà un problema? «Ma le pare che nella situazione in cui siamo il problema può mai essere Vendola (che comunque amministra una regione importante) con il suo partito poco sopra il 3 per cento... Da Vendola non verrà alcun problema».

Qualche problema potrebbe però venire da Monti: se i suoi voti saranno determinanti in Senato potrebbe mettere un veto su Palazzo Chigi e dire "non ci vai tu". Bersani si ferma e riflette. «Forse questo è quello che lui vorrebbe, forse questo è il suo disegno. Ma non è quello che vuole Pier Ferdinando Casini». E al Quirinale chi ci mettete? «Appunto».

La partita della prossima legislatura non riguarda solo il governo. Ci sono anche le cariche istituzionali, a cominciare dalla seconda carica dello Stato, la presidenza del Senato, che Bersani ha già destinato a chi non vincerà le elezioni. E nel risiko delle caselle da ricoprire per Monti si potrebbe riaprire in extremis la strada del Quirinale, che nelle ultime settimane sembrava invece sbarrata.

Ma è davvero troppo presto per pensare agli assetti istituzionali, bisogna intanto vincerle queste elezioni. Nelle prossime ore Bersani renderà pubbliche altre proposte, sul lavoro sulla scuola sul welfare. Senza abbandonare la scelta della cautela e della verità a cui vuole restare fedele anche nel rush finale della campagna elettorale nonostante i molti timori dei big per il lento calo del partito nei sondaggi. Poi l'incontro con leader e capi di governo socialisti e progressisti per parlare dell'Europa che verrà (sabato mattina Francois Hollande interverrà tramite un videomessaggio).

«Bisogna rilanciare il progetto degli Stati Uniti d'Europa a partire dalla zona euro», dice Bersani. Perché non bisogna dimenticare che queste elezioni italiane sono un tassello di una partita più grande che si giocherà a Bruxelles. «Politiche di bilancio e fiscali comuni in cambio di politiche per investimenti e per il lavoro»: questa è la strada in vista dei vertici di giugno che avranno il compito di mettere a punto i Trattati.

Infine, il recupero diMatteo Renzi, utile per provare a parlare a quel mondo di indecisi e delusi dal centrodestra che sembrerebbe precluso al Pd, avrà un'immagine forte proprio qui a Torino durante la partita di sabato Juve-Fiorentina: insieme, Bersani a tifare i bianconeri e Renzi i suoi viola. Con tanto di sciarpette di appartenenza al collo, pare.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi