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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2013 alle ore 14:25.

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C'è poi il ruolo che l'Italia può giocare per rianimare quel Compact per lo sviluppo e il lavoro, che, deliberato dal Consiglio europeo nel giugno scorso, sembra rimasto senza né padri né madri che ne promuovano l'attuazione. Eppure, al di là dei soliti "si dovrà", ci sono molte cose capaci di utile e immediata attuazione concreta. E non solo sul terreno delle riforme privilegiate a Bruxelles (liberalizzazioni e completamenti del mercato interno), ma anche su quello cruciale dell'occupazione giovanile e poi degli investimenti. Per non parlare dei lavori in corso nel Parlamento Europeo per rendere meno micragnoso e meglio distribuito al suo interno il bilancio dell'Unione.
Non si profila in queste tracce un denominatore comune per il nuovo e pur variegato Parlamento italiano? Un denominatore ben più che minimo, che - lo notava Vittorio Parsi ieri sul Sole24 Ore riflettendo sul voto italiano - una volta trasformato in azioni sintonizzerebbe finalmente le élite politiche sulla stessa lunghezza d'onda delle inquietudini del paese.

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