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Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2013 alle ore 10:56.

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Annamaria Fiorillo (ImagoEconomica)Annamaria Fiorillo (ImagoEconomica)

Il sistema prostitutivo «a vantaggio di Berlusconi» prevedeva la retribuzione delle ragazze da parte dell'ex premier come corrispettivo degli atti sessuali compiuti. Denaro in contanti o con bonifici, le case in via Olgettina, ma anche «prospettive di inserimento professionale e anche politico delle giovani donne». È uno dei passaggi della requisitoria del pm Antonio Sangermano al processo Ruby, che vede imputato Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. Per il magistrato, le cene di Arcore erano «eventi organizzati al fine di compiacere la concupiscenza intesa come desiderio di incontri intimi». «È totalmente falso - dice - che le cene di Arcore fossero incontri conviviali allietati da qualche scena di burlesque».

Con il pm Sangermano è iniziata nel pomeriggio la fase requisitoria che verrà conclusa venerdì 8 marzo. In quella data il procuratore aggiunto, Ilda Boccasini, chiederà la pena per Silvio Berlusconi imputato per concussione e prostituzione minorile.
Lunedì 11 marzo, invece, saranno i difensori di Berlusconi Niccolò Ghedini e Piero Longo a intervenire in aula per le loro arringhe difensive. I due legali dell'ex premier e leader del Pdl avevano chiesto ai giudici più tempo per mettere a punto la loro linea difensiva, considerato soprattutto che sabato 9 dovranno intervenire nell'aula del processo sui diritti tv di Mediaset sempre per l'arringa difensiva di Berlusconi. Ma il tribunale di Milano non ne ha voluto sapere. Lunedì 18 marzo i giudici potrebbero ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza su Berlusconi.

Il pm Sangermano: le serate erano espressione di sistema prostitutivo
«Gli elementi di prova convergono univocamente ad attestare la responsabilità dell'imputato». È cominciata con queste parole la requisitoria del pm Antonio Sangermano che ha aggiunto «Le serate organizzate ad Arcore erano espressione di un collaudato sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento del piacere sessuale di Silvio Berlusconi». «La vera anomalia del processo è che l'imputato Berlusconi abbia cominciato a versare ad alcune donne testimoni a suo carico 2500 euro al mese...Si tratta di avvenimenti incontrovertibili, l'accusa è provata da intercettazioni e testimonianze» ha aggiunto il magistrato. Dalle carte dell'inchiesta emerge «un apparato per reperire, reclutare, organizzare, compattare e istigare ragazze alla prostituzione. In questo contesto l'ex consigliere regionale del Pdl in Lombardia, Nicole Minetti, rivestiva «un ruolo fondamentale». Non solo per «atti sessuali avuti con Silvio Berlusconi e retribuiti in denaro, ma soprattutto perché l'ex soubrette ha avuto un ruolo di «intermediazione e agevolazione dell'altrui prostituzione». Nelle serate erano anche coinvolti Lele Mora ed Emilio Fede che sarebbero stati «disponibili a trafficare sesso a pagamento per Berlusconi per loro vantaggi economici».

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