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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2013 alle ore 20:11.

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ROMA - Finisce con i giri d'onore, i boati, le lacrime e i canti. Finisce con l'Italia che all'Olimpico, dopo la Francia, batte anche l'Irlanda - 22-15, primo tempo 9-6 - e si lascia alle spalle tutte e due nella classifica finale. Il quarto posto è assicurato, eguagliando il miglior piazzamento di sempre nel Sei Nazioni (anno 2007). Per il terzo servirebbe un miracolo stasera a Saint-Denis: ora come ora abbiamo raggiunto la Scozia, ma noi abbiamo una differenza punti a meno 36 (la migliore di sempre, così come è da record la differenza mete, cinque fatte e otto subite) e gli Highlanders sono a meno due. Ci vorrebbe dunque una vittoria dei transalpini con almeno 35 punti di scarto.

Ma questi sono dettagli, in fondo. Ci troviamo a parlare di una squadra azzurra che ha regalato una grande gioia al termine di un torneo che potrebbe essere davvero quello della svolta. Come sei giorni fa a Londra, l'Italia non ha subìto mete, come sei giorni fa ha tenuto fino all'ultimo. Una squadra determinata nella conquista della palla e molto forte in difesa, che avrebbe anche potuto chiudere la partita senza aspettare gli ultimi istanti. La perfezione non è di questo mondo, e figuriamoci se possiamo pretenderla da un team che, per dire, aveva vinto con l'Irlanda l'ultima volta 15 anni fa e ne era sempre stata battuta nei 13 precedenti incontri validi per il Sei Nazioni. Allora, possiamo dire che in attacco sono stati persi un po' troppi palloni. E aggiungiamo che capitan Parisse, per il resto magnifico, ha complicato la vita ai suoi con un fallo inutile: uno sgambetto che gli è costato il giallo e dieci minuti fuori, con gli avversari capaci di riportarsi in quel frangente da meno 10 a meno uno.

Però l'Italia è stata più forte fisicamente (e questo può spiegare anche i numerosi infortuni nelle file dei trequarti in verde) e sul piano della disciplina, visto che al giallo inflitto a Parisse si contrappongono le ammonizioni a O' Driscoll, Ryan e Murray. Buona la conquista della palla, bene le touche, ottime alcune iniziative che hanno consentito di insinuarsi nelle linee difensive, anche con giocate spettacolari. E buona, in fondo, la tenuta psicologica in un finale di partita che in altri tempi si sarebbe potuto risolvere in una beffa.

E dire che l'avvio di partita non prometteva bene. L'Irlanda si installava per almeno 10 minuti nella metà campo italiana, guadagnava quattro penalty e un calcio di Jackson le dava il primo (e unico) vantaggio della sua gara. Poi però la partita la facevano i nostri. Poco prima del quarto d'ora Orquera pareggiava dopo una bella avanzata in seguito a una touche vinta. La prima incursione "da urlo" vedeva protagonisti Gori e Parisse, e a metà della prima frazione Orquera aveva a disposizione due penalty: il primo tentativo finva sul palo, il secondo andava a segno per il vantaggio azzurro. Una combinazione tra Zanni (man of the match), Parisse e Furno esaltava di nuovo l'Olimpico, ma Geldenhuys rovinava questa chance con un "in avanti".

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