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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2013 alle ore 13:01.

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Jens Weidmann. (Epa)Jens Weidmann. (Epa)

La Bundesbank mette in guardia l'Italia contro una battuta d'arresto del processo di riforme o un'ipotetico ripensamento sull'euro, avvertendo che in questo caso il Paese non si potrebbe poi aspettare «un'intervento della Banca Centrale Europea». Lo sottolinea il presidente Jens Weidmann in un'intervista al settimanale Focus.

Il numero uno della Buba inoltre non condivide l'opinione del ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble (Cdu), che il peggio della crisi dell'euro sia ormai passato, definendo «ingannevole e problematica l'impressione che tutto sia tornato a posto solo perché la situazione sui mercati finanziari si è calmata». «Noi abbiamo sempre sottolineato - prosegue - che la crisi dell'euro sarà superata quando saranno stati risolti i problemi strutturali, soprattutto la mancanza di competitività e l'elevato indebitamento».

Weidmann contesta anche chi vuole ridurre il debito statale tollerando una maggiore inflazione. «Considero pericolosissima questa idea - spiega - poiché se si tollera l'inflazione, dopo non si riesce più a controllarla».

Il presidente della Buba mette inoltre in guardia contro i tentativi del mondo politico di limitare l'indipendenza delle banche centrali sottintendendo con ciò non solo la Bce, ma anche l'americana Fed. «Questa tendenza verso l'influenza della politica non si limita solo all'Eurozona, ma è un problema mondiale», afferma Weidmann, il quale usando una metafora calcistica aggiunge che se le banche centrali si trasformano in «un libero della politica», si arriverà al punto in cui esse perderanno di vista l'obiettivo di mantenere la stabilità dei prezzi.

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