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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2013 alle ore 22:09.

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La Corea del Nord alza ancora il tiro e annuncia il riavvio del reattore nucleare nell'impianto di Yongbyon, potenzialmente in grado di fornire al Paese il materiale fissile per realizzare l'atomica. È il suo più plateale rifiuto delle sanzioni Onu dopo giorni di ripetute, crescenti minacce; è la testimonianza che il nuovo, giovane leader Kim Jong-un vuole portare avanti il suo programma nucleare nonostante l'irritazione dell'unico potente alleato, la Cina (che ha parlato di «rammarico»); ed è soprattutto un notevole balzo in avanti rispetto alla retorica bellicista dei giorni scorsi, quando il governo di Pyonyang ha lasciato intendere che potrebbe riprendere l'arricchimento di uranio per scopi militari.

In un contesto di altissima tensione con la Corea del Sud e gli Stati Uniti, dunque, l'annuncio della Corea del Nord è l'ultima provocazione di un'escalation che ha già spinto Washington a spedire i caccia F-22 invisibili ai radar a Seul e a spostare un cacciatorpediniere di fronte alle coste della penisola coreana.

Da Seul «profondo rammarico»
La Corea del Sud esprime profondo rammarico per l'annuncio della Corea del Nord di riavviare l'impianto nucleare di Yongbyon, fermato nel 2007. «Se la notizia è vera, è di sicuro deplorevole», ha detto Cho Tai-young, portavoce del ministero degli Esteri sudcoreano: Pyongyang dovrebbe «rispettare pienamente gli accordi raggiunti per garantire la denuclearizzazione della penisola coreana», ha aggiunto.

Il segretario dell'Onu: le minacce nucleari non sono un gioco
E oggi è sceso in campo il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, per dichiarare che la sfida «si è spinta troppo oltre», che «le minacce nucleari non sono un gioco» e che «le cose devono cominciare a calmarsi». Ban si dice convinto che nessun paese voglia attaccare la Corea del Nord. Tuttavia, ha aggiunto «temo che gli altri reagirebbero fermamante ad ogni diretta provocazione militare». «Bisogna dunque calmare la situazione", ha concluso il segretario generale dell'Onu, secondo il quale la crisi si può' risolvere solo con il dialogo. Ban ha infine offerto il suo aiuto per l'avvio di questo dialogo.

Un reattore nucleare di 5 megawatts chiuso nel 2007
Il regime di Kim Jong-un ha annunciato che metterà in moto «quanto prima» il suo reattore di 5 megawatts chiuso nel 2007, anche se gli esperti escludono la possibilità che riparta a breve. Pyongyang ha spiegato che la misura fa parte degli sforzi per risolvere l'endemica carenza di energia elettrica nel Paese, ma che punta anche a rafforzare gli armamenti nucleari «tanto in qualità che in quantità. Pyongyang chiuse il reattore di Yongbyon nell'ambito dell'accordo diplomatico siglato dal regime in cambio di aiuti e un anno più tardi distrusse la torre di raffreddamento. Secondo gli esperti, ci vorranno sei mesi per riportare il reattore a funzionare dopodiché, a pieno regime, sarà in grado ogni anno di produrre plutonio arricchito sufficiente a una bomba, un percorso collaudato che consente di acquisire più materiale fissile che un programma di arricchimento dell'uranio.

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