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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2013 alle ore 11:10.

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In dirittura d'arrivo il decreto salva debiti. La bozza del provvedimento, di otto articoli, fissa in ogni dettaglio il piano biennale da 40 miliardi di euro per il pagamento dei debiti di enti locali, Regioni e Pubblica amministrazione centrale nei confronti delle imprese. Dopo il via libera del Parlamento alle risoluzioni sulla nota che aggiorna i saldi di finanza pubblica, tocca ora al Consiglio dei ministri che si riunirà oggi alle 19 (appuntamento slittato, rispetto alla programmata seduta delle 10, per consentire un confronto sulle ultime modifiche prima del varo). Tra le sorprese, e sa di beffa per i cittadini, spicca la possibilità per le Regioni che utilizzeranno l'anticipo di cassa di anticipare al 2013 l'aumento dell'aliquota addizionale Irpef. Ma ieri sera, sul punto, c'è stata la frenata del ministro dell'Economia Vittorio Grilli.

Enti locali
I pagamenti di debiti di parte capitale, compresi quelli delle Province in favore dei Comuni, maturati al 31 dicembre 2012, e sostenuti nel 2013, vengono esclusi dai vincoli del patto di stabilità interno per un importo totale di 5 miliardi. Il riparto tra i singoli enti sarà determinato dal ministero dell'Economia entro il 15 maggio. Sono inoltre previste sanzioni (due mensilità retributive al netto delle imposte) per i responsabili degli enti locali che nel corso dell'anno non effettuano almeno il 90% dei pagamenti comunicati al Tesoro. Ad ogni modo, nelle more della ripartizione del Tesoro attesa per il 15 maggio, e per consentire l'immediato pagamento almeno di una prima tranche, ciascun ente può effettuare pagamenti entro il 50% delle necessità finanziarie comunicate ed entro un tetto dei residui passivi in conto capitale.
Lo stesso articolo stabilisce che, per il 2013, non rilevano ai fini del patto di stabilità interno delle Regioni e delle province autonome i trasferimenti effettuati in favore degli enti locali a valere sui residui passivi di parte corrente, purché a fronte di corrispondenti residui attivi degli enti locali.
Per quanto riguarda invece gli enti locali che non possono far fronte ai pagamenti dei debiti per mancanza di liquidità, potranno scattare prestiti a valere su un Fondo con dotazione pari a 2 miliardi sia per il 2013 sia per il 2014. I prestiti saranno di durata trentennale e in caso di mancato pagamento della rata di ammortamento entro i termini, potranno esserci corrispondente tagli relativi alla quota Imu riservata ai Comuni oppure, nel caso delle Province, relativi all'imposta Rc auto.
Non basta, perché per gli enti locali interessati scatteranno vincoli finanziari molto stringenti nel prossimo quinquennio: non potranno impegnare spese correnti in misura superiore all'importo annuale minimo dei corrispondenti impegni effettuati nell'ultimo triennio e non potranno ricorrere all'indebitamento per gli investimenti a meno che non sia presentata un'attestazione del conseguimento degli obiettivi del patto di stabilità interno.

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